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Il curioso caso di Dahl, censurato dalla zecca inglese eppure scorretto con tutti

Antonio Gurrado

Uno scoop del Guardian e l’antisemitismo dello scrittore

Trascorso con le dovute celebrazioni il centenario di Roald Dahl, nel 2016, emerge adesso che la zecca di Stato del Regno Unito aveva rigettato la proposta di celebrarlo con una moneta, a causa del suo antisemitismo. Rivelata da un’inchiesta del Guardian, la decisione della Royal Mint scartava Dahl in quanto “associato all’antisemitismo e non considerato autore dalla ottima reputazione”. Al suo posto vennero impresse monete per gli anniversari della morte di Shakespeare, del grande incendio di Londra, della battaglia di Hastings, della prosecuzione della Prima Guerra mondiale e della nascita della Regina. Iniziò altresì una serie di nove monete da cinquanta pence coi personaggi di Beatrix Potter, autrice di storie per bambini più naif, fra cui spiccava il celebre Peter Coniglio.

  

Sull’antisemitismo dell’autore de “La fabbrica del cioccolato” e “Il GGG” c’è poco da questionare. Al New Statesman, nel 1983, spiegò che “nel carattere ebraico c’è un tratto che provoca animosità”; all’Independent, nel 1990, disse che “gli Israeliani hanno invaso il Libano uccidendo ventiduemila ebrei ma la cosa fu sottaciuta dai mass media, in gran parte proprietà di ebrei”, aggiungendo: “Sono decisamente anti-israeliano e sono diventato antisemita a causa degli ebrei che supportano il sionismo in nazioni straniere come l’Inghilterra”. Scartabellando si trova un articolo sulla Literary Review grondante stereotipi sui “potenti banchieri ebrei” e sulla strategia di Israele paragonata a quella di Hitler e Himmler, nonché l’idea che nei campi di sterminio gli ebrei fossero troppo remissivi perché non trascinavano con sé i gerarchi nelle camere a gas.

  

La rilevanza di questo piccolo scoop sta nell’aver causato reazioni unanimi nel non avanzare capziose distinzioni fra antisionismo e antisemitismo. Certo, la Royal Mint si è trincerata dietro un ingessatissimo comunicato che illustra come, col gran numero di eventi da celebrare di anno in anno, si debba necessariamente procedere a una drastica selezione; però il laburista Wes Streeting, in netta controtendenza rispetto all’ambigua lana caprina del suo leader Corbyn, ha rinvenuto nell’antisionismo di Dahl “non antisemitismo borderline ma antisemitismo tradizionale, innegabile, sfacciato”.

  

Detto questo, va rilevato un problema più teorico. Il punto infatti non è se Dahl abbia reso tali dichiarazioni – come in passato hanno sostenuto alcuni amici e studiosi – nell’intenzione di provocare dicendo qualcosa che non pensava. Né sta nel rintracciare nelle sue storie – come ha fatto Steven Spielberg, regista del “GGG” – elementi salvifici metafora del superamento delle barriere fra razze o culture. Il guaio sta nell’argomentazione sottaciuta al giudizio della zecca sulla sua non ottima reputazione. Sembra estendersi alla doppiezza dell’opera di Dahl, che vittima della fama raggiunta coi libri per bambini faticò a imporsi con le storie per adulti pubblicate su Playboy o sul New Yorker (di recente Longanesi ha ristampato il monumentale volume con tutti i racconti e il sulfureo romanzo per allegri erotomani, “Lo zio Oswald”). Anche la sua produzione per l’infanzia è critica: Dahl, noto nell’ambiente per aver dato della “lurida troia” a Cenerentola, pare abbia sempre sottoposto gli editor a sforzi leggendari per ripulire i testi da contenuti misogini, razzisti, genericamente scorretti.

  

Questo lato oscuro è tuttavia sopravvissuto alle forbici, almeno per ora, e rende Dahl un grande autore. Willy Wonka usa dolci per blandire bambini e distruggerli; ci sono sadiche zie che torturano il nipotino che poi le massacra, mogli che danno vermi in pasto ai mariti, bambine afferrate per le treccine e lanciate via. Vogliamo parlare degli Umpa-Lumpa, parodie di pigmei o nani? Si potrebbe andare avanti a lungo col timore che lo sgradevole caso della moneta negata porti a un’ondata censoria, del tutto dimentica delle sagge parole della Bbc in occasione del centenario: “Se uno legge Dahl, prima o poi troverà elementi offensivi nei confronti di chiunque: Dahl era discriminatorio in maniera egualitaria”.

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