Un tunnel per conquistare il mondo: il folle piano di Napoleone

Davide Bartoccini

Scavare un passaggio sotto la Manica tra Francia e Gran Bretagna per conquistare Londra. Un'idea alla Jules Verne. Che però rimase tale

Napoleone il grande condottiero era un sognatore alla Jules Verne. Quando l’Europa era tutta in guerra, e la nostra Italia unita non era neppure un distante miraggio, lui pensava d'invadere l’Inghilterra - nemico di sempre - passando sotto la Manica, come i turisti del XXI secolo che vanno a fare il bagno a Brighton e i giri di giostra a EuroDisney. Cinquanta chilometri sotto 170 metri d’acqua generalmente gelida per affacciarsi a Dover, puntare su Londra, conquistarla, e logorare il morale di un esercito inferiore di 1 a 4.

 

Il piccolo caporale d'Ajaccio che divenne imperatore di Francia condivideva un sogno con un caporale boemo che fu nominato Führer del Reich, quello d’invadere la perfida Albione e così ottenere il dominio su tutta l’Europa continentale. Ma Bonaparte, stratega visionario, sognava un’invasione degna della fantasia di Verne: scavare un tunnel sotterraneo, simile all'odierno "Chunnel”, dal quale far passare una forza di spedizione di 200.000 uomini, con cannoni e cavalli; e nel contempo scendere dal cielo, da migliaia di palloni aerostatici che avrebbero portato a terra i reggimenti di fanteria. Un’operazione militare complessa e inimmaginabile per l’epoca, paragonabile allo sbarco in Normandia ma all’inverso. Quello a cui Hitler, ben 140 anni più tardi, dovette rinunciare prima ancora di iniziare. Quando il suo delfino Göring venne sconfitto nei cieli d’Inghilterra dai “few” di Churchill; perdendo la superiorità aerea, mandando a monte l’intera invasione, e impedendo ai tedeschi di finire a marciare al passo dell’oca a Piccadilly.

 

L’idea gli balzò alla mente guardando il vecchio progetto di uno dei suoi ingegneri, monsieur Mathieu-Favier, che credeva possibile collegare Francia e Gran Bretagna con un tunnel sottomarino abbastanza largo da farvi transitare delle carrozze. Di lì sarebbero potuti passare i granatieri e la cavalleria, una volta che il genio militare avesse aperto loro la strada con un tunnel illuminato da lanterne e reso vivibile da una rete d’areazione. Il progetto contava anche di erigere nel bel mezzo del Canale un’isola artificiale militarizzata (tipo le Spratly cinesi) che sarebbe potuta fungere da check-point. Di concerto a questa sotterranea e fantasiosa incursione, una grande spedizione navale avrebbe sbarcato sulle coste del Kent la fanteria di marina; mentre il cielo avrebbe assistito alla prima operazione di truppe aerotrasportate della storia: soldati sbarcati per mezzo di palloni aerostatici al comando di una donna, la prima aeronauta professionista madame Blanchard. Un follia visionaria interamente finanziata dalla vendita di terra, tanta quanto è grande oggi la Luisiana, in cambio di 50 milioni di franchi sborsati dagli Stati Uniti d’America.

 

Fu così quindi che tra il 1803 al 1805, un vero e proprio esercito di 200.000 uomini, noto come l'Armée d’Angleterre, si ritrovò dall’altra parte della Manica con cannoni, cavalli e moschetti, ad addestrarsi sui campi e sulla spiagge di Boulogne per prepararsi all’invasione. I porti costieri fortificati; le maree studiate attentamente per essere di vantaggio agli sbarchi; una flotta di particolari navi da sbarco detta “gunship” varata e testata. Il tutto nell’attesa di una superiorità marittima che avrebbe garantito il successo delle operazione: «Lasciamoci padroni del canale per sei ore e siamo padroni del mondo», diceva Bonaparte. Ma quella superiorità non arrivò mai. E la sconfitta di Trafalgar avvenuta per mano di Lord Nelson nel 1805 lo rese lampante.

 

La completa impossibilità di scavare un tunnel sotterraneo, tanto più in tempo di guerra, come le altre perplessità dei suoi generali sull’attraversamento del Canale, lo fecero desistere, ma non prima di aver pianificato i suoi folli piani di battaglia per la grande invasione. Tra le altre, i venti del nord avrebbero con buone probabilità spazzato via l’intera flotta di palloni aerostatici, rendendo una carneficina la prima spedizione aviotrasportata della storia.

 

Bonaparte, come l'imbianchino austriaco un secolo e mezzo dopo, dovette rinunciare per sempre alla conquista della perfida Albione, per poi trovare come il suo folle imitatore, la medesima sconfitta nelle Russie. Poi Waterloo, la restaurazione e l’esilio. Forse a segno che il mondo, come anche la sola Europa, sono troppo grandi per appartenere all’ego di un solo uomo.

 

Il tunnel della Manica venne scavato in tempo di pace come da progetto, ma quasi due secoli dopo e con l’ausilio di tecnologie all’avanguardia. Il primato della conquista dell’Inghilterra invece, allora Britannia, rimane all’Imperatore romano Claudio e all’allora generale Vespasiano. Quando Roma era vittoriosa.

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