Perché visitare la mostra di Nunzio a Casamadre di Napoli. E Pompei@Madre

Francesco Stocchi

Appunti per romantici e millennial su come aprire gli occhi

Nella sala principale della galleria, cinque sculture di legno combusto, in quella successiva tre opere di piombo. Il legno divenuto nero assorbe la luce, il piombo invece la riflette come uno specchio opaco, giocando con le nostre facoltà percettive. A questi due materiali Nunzio conferisce dignità perché negli anni ha imparato a conoscerli, fino a farne ciò che vuole: rispettarli esaltandone le proprietà, attraverso la metamorfosi, quelle trasformazioni all’interno del loro codice naturale. Il rovere viene bruciato in superficie, una coltre nera avvolge forme geometriche in un unico connubio in bilico tra dinamismo e equilibrismi statici. Dipende dove ci posizioniamo, come ci muoviamo intorno ad esse, che distanza manteniamo tra noi e l’oggetto. Ci attirano o le temiamo? Lo spettatore diviene protagonista e mi incuriosisce seguire i diversi motivi di apprezzamento nei confronti di un’opera muta, perché non vuole rappresentare altro che se stessa, severa perché non si concede alla facile seduzione del colore rifugiandosi nell’assertività del nero, e viva perché il legno tagliato con la sega, usata in modo non convenzionale, continua a respirare in quell’eterno rapporto Uomo-Natura. Qui si tratta di promuovere quelle qualità sensibili contenute nello strumento meccanico per arrivare all’essenzialità della forma. C’è chi legge lo spazio in maniera diversa e percepisce quindi la propria presenza in modo sorprendente (sono i romantici), c’è chi rimane affascinato dalla maestria tecnica con la quale l’artista controlla il suo gesto e ne crea forma (sono i puntigliosi, che cercano il piacere nel virtuosismo), c’è invece chi non può fare a meno di vederci una figura, la stilizzazione di forme che circondano il nostro vissuto (sono quelli che non si lasciano mai andare e che non credono ai sogni). I piombi invece accecano e dopo un corpo a corpo con la Scultura con la S maiuscola, si entra nel campo del basso rilievo, una scultura virtuale si potrebbe dire se disquisissimo con un millennial, perché questa mostra è anche per loro.

 

Dalla galleria Casamadre al museo MADRE, dove il direttore Andrea Viliani presenta un sublime racconto, quello della modernità degli antichi confrontata con la classicità dei contemporanei. Oggetti del quotidiano, mosaici dalle forme astratte, palle di cannone di pietra, stele funerarie, uomini e cani imbalsamati dalla cenere rovente, affreschi di una modernità tale da sfiancare ogni artista perché sembra veramente che già abbiano detto, fatto e provato tutto. Non è così ovviamente ma la pertinenza contemporanea che questi autori anonimi di epoca pompeiana, in un tempo quando arte e artigianato erano quasi un tutt’uno, viene misurata con le produzioni attuali in una libera lettura associativa che lascia sbalorditi. Oggetti provenienti dai vasti depositi di Pompei, gran parte dei quali hanno sede nelle cisterne d’epoca, in un confronto, a volte confortante, altrimenti sconcertante con le opere della collezione permanente (primo piano del museo) o opere commissionate per l’occasione (terzo piano). Se la tradizione è custodia del fuoco e non culto delle ceneri come proclamava Mahler, qui abbiamo tradizione, fuoco e ceneri. I nostri musei tanto possono fare senza subire l’inganno di sembrare “antichi”. Napoli insegna.

 

Nunzio, Casamadre Arte Contemporanea, Napoli. Fino a metà maggio. Pompei@Madre, MADRE, Napoli, Fino al 30 aprile

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