Addio a Pierre Bergé e alle sue frasi urticanti

Mauro Zanon

Da Yves Saint-Laurent al Monde. Tante vite, e una grande delusione

Parigi. “Non ho il diploma di maturità, ma ho comprato il Monde”. Pierre Bergé, morto venerdì all’età di 86 anni nella sua dimora di Saint-Rémy-de-Provence dopo una lunga malattia, era un habitué di queste frasi. La sua franchezza era spesso urticante, come quando accusò Téléthon di “cannibalizzare la generosità dei francesi mostrando in maniera populistica l’infelicità dei bambini affetti da miopatia”, la sua malattia, quella che lo ha costretto, negli ultimi tempi, a rinunciare progressivamente alle sue innumerevoli passioni.

 

Imprenditore della moda, mecenate, editore e cofondatore di un impero del lusso con il suo compagno di vita, Yves Saint-Laurent, Bergé, come si dice in Francia, non era un tipo che aveva “la langue dans sa poche”. Quando pensava qualcosa lo diceva sempre, e a volte, certo, esagerava. “Affittare il proprio ventre per fare un bambino o affittare le proprie braccia per lavorare in una fabbrica, qual è la differenza?”, disse al Figaro, esponendo la sua posizione sulla questione delle madri surrogate. E per manifestare la sua ostilità contro la Manif pour tous, il movimento francese che si oppose nel 2013 alla legge Taubira sui matrimoni e le adozioni gay, scrisse un tweet dicendo che se fosse esplosa una bomba sul Champs de Mars, lì dove si sarebbe concentrata la protesta, non avrebbe pianto.

 

Pierre Bergé rivendicava la sua omosessualità già nel 1949, a 19 anni, quando fondò la sua prima rivista, La Patrie mondiale, sulla quale scrivevano Albert Camus, André Breton e Jean Cocteau. Quest’ultimo gli aprì le porte del milieu intellettuale parigino, ed è nella capitale che si innamora del pittore Bernard Buffet. Vivono assieme otto anni, sono inseparabili. Poi, nel 1958, incrocia la traiettoria di Yves Mathieu-Saint-Laurent, che all’epoca aveva solo 21 anni ma era già direttore artistico della maison Dior. Dal loro sodalizio, sentimentale e lavorativo, nascerà Ysl, la maison de couture che dirigerà per più di quarant’anni. Saint-Laurent crea, Bergé gestisce gli affari, sviluppa il marchio e vi costruisce attorno un impero che rivendono al gruppo Sanofi nel 1993 per 3,6 miliardi di franchi. Nel 1976, Bergé, dopo tante crisi, abbandona la casa in cui vivevano assieme, ma l’amore resterà per sempre. “Yves era maniaco depressivo, si drogava, beveva, allontanarmi è stato inevitabile ma non ci siamo mai lasciati. E, soprattutto, non abbiamo mai smesso di amarci di un amore immenso e passionale”, disse.

 

Lascia un’eredità inestimabile di opere d’arte e di stile, di battaglie per la difesa delle libertà individuali e di avventure editoriali. Non si sa da dove cominciare per raccontare la sua vita, anzi le sue vite, che ha sovrapposto e vissuto con la stessa intensità con la quale ha amato dal primo all’ultimo istante Yves Saint-Laurent (prima che Ysl morì, nel 2008, ufficializzò il loro legame con il Pacs). Pierre Bergé è stato tanti uomini in un corpo solo. Hommes de lettres fin dai tempi del liceo, con una passione vorace per la letteratura che ha condiviso prima con Giono e Cocteau, poi, negli anni Ottanta, con il suo amico François Mitterrand, che da editore della rivista Globe ha sostenuto durante la campagna presidenziale del 1988. Amante dell’arte ed esteta, con la sua straordinaria collezione di dipinti, sculture e oggetti di ogni tipo, a partire dalla collezione Ysl venduta all’asta nel 2009 da Christie’s a Parigi per 373 milioni di euro, la famosa “vendita del secolo” che riunì al 9, avenue Matignon il Tout-Paris. Editore di successo prima con la creazione del magazine gay Têtu, poi, assieme a Xavier Niel e Matthieu Pigasse, con la conquista del giornale dell’establishment, il Monde. Ma anche e soprattutto influente uomo di sinistra, con il suo sostegno finanziario e mediatico prima a Mitterrand, poi a Ségolène Royal, a François Hollande e a Emmanuel Macron, con una sola parentesi a destra, Jacques Chirac nel 1995. Nel 2008, da autore di “Inventaire Mitterrand” e “Lettres a Yves”, si era candidato a entrare all’Académie française. Non ci riuscì. Fu la più grande delusione della sua vita.

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