Dalla Buona Scuola alla Scuola Buona

Redazione

Insegnanti a un passo da casa e 6 politico. Così nessuno protesta

In principio fu la “deportazione degli insegnanti”. La speranza, presto diventata utopia, del governo Renzi di trasformare la scuola italiana in qualcosa di più di un semplice posto di lavoro, magari addirittura in un luogo di insegnamento. Di questo ha parlato giusto due giorni fa, sulle pagine del Foglio, il professor Sabino Cassese. Spiegando a chi non se ne fosse accorto che nel nostro ordinamento non esiste un “diritto a lavorare sotto casa”. Purtroppo non sapeva ancora, l’esimio professore, che la “rivoluzione” era appena iniziata. Perché mentre si va applicando il principio dell’insegnante a domicilio, in Parlamento è arrivato lo schema di decreto sulla nuova maturità.

 

A partire dal prossimo anno per essere ammessi all’esame basterà avere la media del 6. Che tradotto per chi ha sempre avuto grossi problemi con la matematica significa potersi permettere di non avere la sufficienza in tutte le materie. Non serve una laurea (il ministro Valeria Fedeli ci scuserà) per capire che in questo modo si rischia un pericoloso abbattimento della qualità dei nostri diplomati. Roberto Vecchioni, romanticamente, ci spiega dalle pagine di Repubblica che “essere ammessi alla maturità non deve essere mai una mera questione matematica di somme”. Che “un ragazzo va valutato sempre nel complesso delle sue capacità, nell’insieme della sua preparazione”. Abbiamo sempre pensato che un voto fosse uno strumento di valutazione della preparazione. Che il 6 politico non fosse una grande invenzione. Ma forse i nostri sono retaggi antichi. Perché l’Italia non ha bisogno di una Buona Scuola, ma di una Scuola Buona. Che non dia fastidio a nessuno.

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