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Lsd mon amour

Annalena Benini

Mamma, ti sei fatta un acido? Sì bambina mia, per trattarti meglio. Memorie di Ayelet Waldman, una madre nevrotica

Mamma, ti sei fatta un acido? La mamma era in cucina, la mattina presto, preparava frullati di banana e fragola, commentava la bellezza del cielo blu, canticchiava. Non era depressa, non era rimasta a letto, non voleva buttarsi dalla finestra o urlare contro i figli adolescenti o divorziare. Per tutti questi motivi, la risposta sincera alla domanda sarcastica di sua figlia, stupita da quel buonumore, doveva essere: sì. Ma Ayelet Waldman, scrittrice cinquantenne, moglie del premio Pulitzer per la letteratura Michael Chabon, madre bipolare e sofferente per la menopausa, non aveva ancora il coraggio di raccontare che il microdosaggio (illegale) di Lsd le stava salvando la vita, la famiglia, il matrimonio. Una bottiglietta con il contagocce procurata da un professore amico di un amico di un amico, e un sollievo non psichedelico ma piuttosto evidente.

 

Ayelet Waldman si era già offerta al mondo come “Cattiva madre” (il titolo di un suo libro) e adesso in un memoir in uscita in America, “A really good day”, racconta che ha ritrovato l’equilibrio mentale grazie all’Lsd, dopo aver provato tutti gli psicofarmaci in circolazione, e le sessioni di yoga, oltre alla medicina naturale, l’ipnosi, le gite in campagna, le lunghe e snervanti discussioni con il marito che in qualche suo romanzo ha scritto di avere imparato a riconoscere l’inizio dei cambiamenti d’umore di sua moglie da pochi giri di frase e di sguardi. “Avevo paura che mi sarei uccisa”, racconta lei adesso, specificando che non è mai stata una hippie e che si è drogata una volta soltanto durante il primo anno di università. Ma la vita quotidiana di una cinquantenne mediamente nevrotica non ha trovato conforto nelle tisane alle erbe né nei calmanti. Serviva forse un micro sballo. Così Ayelet Waldman si è faticosamente procurata questa boccetta blu e ne ha messe due gocce sotto la lingua. Non è successo niente (è un decimo di una dose normale), ma dopo novanta minuti ha notato l’albero fuori dalla finestra, e anche che era in fiore, e il profumo delle rose. E ha finito il suo lavoro, e si è sentita quasi felice e non sopraffatta. Il secondo giorno si è sentita ancora meglio (“credo che il Dalai Lama stia sempre al secondo giorno”) e anche suo marito e i figli hanno apprezzato molto la mamma sotto micro acido, in stato di grazia e di gentilezza, “se quella persona che già ami ha un’ombra che le impedisce di essere davvero quella persona, e si trova qualcosa che solleva l’ombra, allora quel qualcosa sarà incredibilmente benvenuto”.

 

La bottiglietta blu, nel frattempo, è stata svuotata, goccia dopo goccia, insieme all’idillio ricostruito, e Ayelet Waldman ha deciso di raccontare in questo diario non la scoperta di sé o il suo nuovo cammino spirituale, o il sesso meraviglioso, ma il bisogno di una legge che normalizzi l’uso di droghe, e che sciolga le nevrosi, e renda la vita coniugale qualcosa di più simile a un conforto che a un inferno. Che cosa accadrà quando finirà l’effetto di questo Lsd terapeutico? Ritrovarsi all’improvviso e per un mese intero con un buon carattere, solare, gentile, ottimista, deve essere comunque, anche senza allucinazioni, lampi di luce, stelle filanti e rave party, un’esperienza sconvolgente, da cui è molto difficile tornare indietro.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.