I quattro severissimi giudici di MasterChef 6 (LaPresse)

Sangue, sudore e lacrime. Le parole d'ordine che vogliamo per MasterChef 6

Mahatma

Debutta stasera la sesta edizione dello show culinario targato Sky. Il copione è il solito, ed è bene che così sia

Sangue, sudore e lacrime. E tante polemiche. A noi beghini di MasterChef questo interessa, non di certo i discorsi pur interessanti ed encomiabili sul "valore del cibo" e la filosofia "Zero Sprechi". Vogliamo vedere, sadici quali siamo, la sofferenza dietro le padelle, le scottature infilando timballi nel forno a 200 gradi, anulari messi in pericolo dagli affilati coltelli con cui si tenta di disossare un'anatra delle Alpi Cozie. Siamo sicuri che ci sarà anche questo nell'edizione sesta che stasera debutterà con gran pompa e ci terrà incollati ogni giovedì (SkyUno ore 21.15) a una liturgia parasacra e sempre uguale a se stessa nei suoi momenti fondamentali, e cioè prima la Mystery Box, quindi l’Invention Test, la Prova in esterna (quest’anno per ben due volte all’estero, in Spagna e in Grecia) e infine il terribile Pressure Test che determina chi se ne deve andare per manifesta incapacità.

 

Certo, Joe Bastianich – che tutto sa essendo il programma registrato da mesi, compreso il vincitore che come da copione sarà spoilerato ventiquattr’ore prima della finalissima – dice, e lo avete visto nel nostro video di presentazione – che ci sarà più divertimento e meno lacrime. Nelle ultime edizioni, va detto, i momenti dolciastri e ricolmi di pianti sono stati tanti, forse troppi, al punto che sovente non si comprendeva se fosse un estratto di C’è posta per te (quando certe figlie di Siracusa riescono a trovare il padre mai visto che nel frattempo si era trasferito a Stoccarda e mettendo su un’altra famiglia) o la gara culinaria per eccellenza. Aida – vincitrice morale dell'anno scorso per capacità indiscussa, mentre la vincitrice vera, tale Erica, non s'è più vista né sentita – ne è stata l'esempio: lagrime e ancora lagrime a innaffiare le sue zuppe in barattolo, pure eccelse secondo il verdetto dei quattro confermati giudici (cambiarono idea solo per la finale, demolendo ogni creazione della giovane piemontese).

 

 

Si parte oggi con la solita grande eliminazione: da 150 aspiranti chef – tra cui cuochi da sagra e studenti dell’alberghiero – ne rimarranno 100, e così via fino a costituire la brigata poco allegra di MasterChef 6. Vogliamo vedere piatti che volano, Cracco che infierisce, Barbieri che parla di mappazzoni immangiabili e Cannavacciuolo che sfotte malamente dilettanti che si credono Gualtiero Marchesi e pensando di fare gli chic propongono polpette di pollo crude o brodaglie che non si darebbero in pasto neanche ai maiali. Noi vogliamo le Marzie farmaciste e le Lucie sindacaliste, ossia quel mix sublime di sana e più o meno lucida follia e acidità. Vogliamo i momenti da film horror con il terribile Iginio Massari – a proposito, abbiamo visto due puntate del suo nuovo programma di cucina: regia fantastica, scrittura eccelsa ma oltre alla storia della sua vita vorremmo godere di qualche creazione di pasticceria – a umiliare madri di famiglia colpevoli di fare il Pan di Spagna non “come Dio comanda” bensì ad minchiam. Che la messa abbia inizio.

  • Mahatma
  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.