Occupazione di un liceo superiore a Napoli (foto LaPresse)

Il golpe dei genitori che hanno scambiato la scuola dei figli per il loro show

Annalena Benini

E’ la spettacolarizzazione dei genitori: mettersi in mostra, nel punto di massima visibilità, e fare il proprio spettacolo. Di severità, o di complicità

I genitori hanno forzato la porta e sono riusciti a entrare nella scuola occupata. Cercavano i loro figli, li hanno trovati nelle aule, nei corridoi, hanno urlato di andare a casa, subito, qualcuno si è preso anche uno schiaffo, uno spintone. Di sicuro qualcuno ha detto, poi: mamma, mi rovini la vita.  L’occupazione è finita così, quasi come l’avventura da manifestante Black block di un ragazzo di Baltimora, trascinato via dalla madre che l’ha inseguito urlando e tirandogli scapaccioni. Lui, incappucciato, scappava a testa bassa, ogni tanto si girava verso la madre che non smetteva di dargli sberle, la guardava costernato, imbarazzato, arreso. Il video ha fatto il giro del mondo in pochi minuti, la madre vestita di giallo (una furia) è diventata l’eroina di tutte le madri che vorrebbero ribellarsi ai figli, oltre che proteggerli, o almeno farsi ubbidire quando chiedono di raccogliere i vestiti da terra. Ma questa volta i genitori hanno buttato giù la porta di una scuola, durante un’occupazione come tante (il terzo tentativo in ventiquattr’ore, in un liceo scientifico dei Parioli a Roma), sono arrivati prima della polizia, hanno fatto il colpo di stato. Uguale e contrario a quello dei genitori che la notte vanno a portare i thermos di caffè caldo ai loro ragazzi che stanno occupando il liceo, e anche i cuscini gonfiabili e il plaid di casa per farli stare al caldo e comodi, e che scrivono alle mailing list della classe, contro gli insegnanti: “Non lasciamoci stritolare dai tentativi di normalizzazione”, e che credono fermamente all’autovalutazione dei loro figli, ma soprattutto all’essere tutti coetanei esistenziali. In nome di pulsioni comuni, o di appassionati rimpianti di gioventù, credono di avere il diritto di venire inglobati nella vita dei ragazzini, come guru e come alleati.

 

 

E’ la spettacolarizzazione dei genitori: mettersi in mostra, nel punto di massima visibilità, e fare il proprio show. Di severità, o di complicità. Trasportare fuori casa, sui social network, a scuola, oppure in cucina ma davanti a una platea di amici e testimoni, il proprio slancio educativo, il proprio status di modernità o di severità. In ogni caso, di protagonismo. La madre di Baltimora aveva l’urgenza di tirare suo figlio, che tirava sassi ai poliziotti, fuori dai guai. “Certo, avrei preferito che non mi gonfiasse di botte in diretta televisiva nazionale: immagina adesso come mi trattano i compagni di scuola. Però è sempre mia madre. Aveva le sue ragioni per menarmi, così come io avevo le mie per protestare”, ha detto un anno fa Michael in un’intervista. Michael non riconosceva l’autorità dello Stato, ha riconosciuto quella di sua madre che gli diceva: vieni a casa, e che si è messa, con una forte tensione al protagonismo d’emergenza, fra la sua vita di minorenne e la polizia, e ha evitato l’inizio di una catastrofe. I genitori del liceo dei Parioli si sono messi fra i loro figli (molti dei quali maggiorenni) e la scuola, ma con l’alleanza del preside che li aveva convocati per una riunione straordinaria. Quello che gli insegnanti implorano di fare a casa, cioè insegnare il rispetto per i professori, per lo studio, per i doveri, alcuni genitori, forse esasperati, l’hanno trasformato in un reality show. “Abbiamo sentito colpi alla porta che avevamo barricato, i più piccoli si sono spaventati e sono scappati via”, ha detto una studentessa. Non era la polizia, erano madri e padri inferociti, preoccupati, ma decisi anche questa volta a rubare la scena ai figli, a stare dentro la scuola come su di un palcoscenico personale. Inglobarli, vezzeggiarli, giustificarli, oppure tirarli per un orecchio davanti a tutti e trascinarli a casa. E’ faticosa la vita dei genitori che hanno deciso di divorare i propri figli.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.