Foto di Leland Francisco via Flickr

Il tiramolla sul congedo di paternità ammoscia il precongedo

Ugo Cornia

Da quindici giorni a due, poi tre, poi cinque. Il numero di giorni di permesso obbligatorio continuano a cambiare tanto che viene voglia di continuare con pratiche anticoncezionali fino a quando i giorni non vengono portati a sette-otto.

Ammettiamo che io, nell’idea di godere di uno specifico permesso, stia valutando l’idea di fare un figlio. Tra l’altro la cosa era stata consigliata anche qualche mese fa, da qualche ministero, come meglietà assoluta: fate un figlio che è un bene in sé. Però, tornando al problema dello specifico permesso obbligatorio e alla sua durata, voglio proprio dirlo, trovo molto disorientante che tutti i giorni cambi la quantità dei giorni di permesso obbligatorio di cui andrei a godere. Perché per esempio, quando ho sentito Boeri che diceva: “Chi fa un figlio si prende quindici giorni di congedo di maternità paterna obbligatoria”, io magari mi dicevo: “Be’, quindici giorni sono sempre quindici giorni, ti metti lì col bimbo e il biberon, la settimana enigmistica, l’ultimo ciclo del Trono di spade”, oppure ti trovi da fare in casa un lavoretto a cottimo per integrare e pagare le prime due settimane di pannolini, e così via, e ti dici “Quasi quasi sto figlio me lo faccio” e inizi tutte le pratiche di avvicinamento alla lei, e fai un po’ il carino, in modo da indurla a essere il più ricettiva possibile, e ce la stai facendo perché anche la lei si è tutta intenerita, e però, guardate la sfiga, per un fatto di tipico vizio quotidiano hai lasciato acceso il telegiornale e proprio in quel momento salta fuori la notizia, tutto d’un colpo e a quel punto completamente inaspettata, che invece di quindici i giorni di congedo obbligatorio per maternità del padre sono soltanto due.

 

 

E devo dire che eri stato carino con successo nelle tue pratiche di avvicinamento alla tua lei, vi stavate baciando con una passione che da tempo tutti e due non notavate nell’altro e neanche nell’insieme di voi due, e mi permetto di usare proprio un linguaggio molto esplicito, tu, che avevi già immaginato questi quindici giorni di congedo obbligatorio (finalmente una cosa come i tedeschi), ti stavi apprestando a prepararti fisicamente questi tuoi quindici giorni di congedo fra nove mesi, e avevi il tuo precongedo nello stato giusto per essere operativo, ecco che, sentendo dire che sarà un congedo di soli due giorni, il tuo precongedo perde completamente l’erezione. Allora lei, che ce l’ha ancora il suo congedo, e come avevamo detto si era molto intenerita, ci prova per un po’ a rimetterti in sesto, ma ormai per quella sera lì non c’è più niente da fare. Il precongedo non si alza più.

E perché non si alza più? Perché tredici giorni sono tredici giorni. Ma ecco che passano due giorni e il congedo non è più due giorni ma tre. Tre però sono ancora un po’ pochi. Per arrivare a quindici dovresti fare cinque figli. Magari puoi scrivere al ministero preposto alla questione che ti diano il tuo congedo tutto d’un colpo alla nascita del quinto. Però la tua lei, che magari per i primi due è tutta felice, al terzo ha un parto molto faticoso e dice: “basta, io di figli non te ne faccio più”. Tra l’altro non te lo dice subito, che magari ha la depressione post-parto, ma te lo dice dopo due mesi e tu ti sei giocato il tuo congedo obbligatorio che stavi accumulando per godertelo tutto in una volta.

Quindi mi sono detto: “Tre sono troppo pochi, non lo faccio questo figlio”. Ma cosa ti sento invece qualche settimana fa? I giorni potrebbero diventare cinque. Con cinque, anche se lei ha questo terzo parto faticoso sei lo stesso coperto. Quindi si potrebbe anche pensarci. Però secondo me è meglio continuare a trattare. Basta continuare con pratiche anticoncezionali fino a quando i giorni non vengono portati a sette-otto. Però che sia una cosa sicura, tipo: Per chi è riuscito a mettere in stato interessante la donna che frequenta dal xx/xx/xxxx all’ jj/jj/jjjj il congedo obbligatorio post-parto sarà di otto giorni. Basta col tiramolla.