Solgenitsin, uno dei grandi esponenti del conservatorismo (immagine di Wikipedia)

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Indagine sul Dna del conservatorismo

Redazione
“Ciascuna ideologia insiste un un tema principale. Il conservatorismo insiste invece sull’autorità come elemento che precede tutti gli altri e che è fondatore del legame sociale”, dice al Figaro l'intellò Jean-Philippe Vincent.

"Il conservatorismo è un atto di modestia al cospetto della Storia”. Così si intitola l’intervista del Figaro a Jean-Philippe Vincent, allievo dell’Ena ed economista, oggi professore a Sciences-Po. “Uno stile di pensiero conservatore è sempre esistito. Ci sono sempre state persone con l’isinto del limite e il gusto della prudenza – dice Vincent – Ciò che non è esempre esistito è la formalizzazione politica del conservatorismo, che si svela nei momenti di grande crisi. La crisi della Repubblica romana nel 70 avanti Cristo, per esempio, ha dato luogo alla formalizzazione del conservatorismo politico da parte di Cicerone. La fine dell’Impero romano e la presa di Roma da parte di Alarico hanno dato i natali a una costruzione filosofico-politica importante, il cosiddetto agostinismo che è una forma di conservatorismo in particolare per la sua insistenza sul peccato originale. Se c’è una convinzione comune tra i conservatori, questa è che l’uomo è peccatore fin dall’origine”.

 

Il conservatore è un ideologo? “E’ un ideologo dell’anti ideologia”, replica Vincent all’intervistatore. “Ciascuna ideologia insiste un un tema principale: il liberalismo insiste sulla libertà, il progressismo social-marxista sull’uguaglianza e a volte sull’ugualitarismo. Il conservatorismo insiste invece sull’autorità come elemento che precede tutti gli altri e che è fondatore del legame sociale. Il conservatorismo è la dottrina politica dell’autorità”. Quanto al rapporto tra conservatori e democrazia, “il conservatore apprezza la democrazia perché essa si regge – al fondo – su qualcosa che egli apprezza: i pregiudizi, vale a dire il senso comune. Mentre altre dottrine politiche insistono sul ruolo di una ragione astratta, i conservatori insistono sul ruolo sacro e protettore dei pregiudizi e delle consuetudini”.

 

Calando questa teoria nell’attualità, il pensatore francese ragiona così sulla polemica a proposito del burkini, il costume da bagno islamico messo al bando in alcune città del suo paese: “Il conservatore è favorevole alla consuetudine. Tutto ciò che si può regolare con la consuetudine è preferibile a ciò che gestito attraverso la legge statale. Non è nella consuetudine della Francia di farsi il bagno con il burkini, di conseguenza il conservatore è contrario al costume islamico. Non c’è libertà individuale senza libertà istituzionale”. Poi c’è il rapporto con il capitalismo, non necessariamente conflittuale: “Citerei Solgenitsin, uno dei grandi esponenti del conservatorismo. Secondo lui, la soluzione consisteva in una capacità volontaria di autolimitare i propri desideri. Tra alcuni liberali e alcuni capitalisti si è diffusa l’idea secondo la quale il mercato, da sé, possa generare dei risultati ottimali a condizione che esso sia libero.  Ciò che da parte loro i conservatori hanno ben evidenziato è che il mercato, senza l’etica e le istituzioni, non va da nessuna parte. Nel conservatorismo ci sono due mani invisibili: quella di Adam Smith e quella della fiducia (…) che si fonda sulla tradizione, su un certo numero di valori comuni e su un’autorità reciprocamente riconosciuta”.

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