Battaglia per l'Unesco: proporre Israele patrimonio dell'Umanità
Al direttore - La stupida Unesco ha colpito ancora. Gli arabi se la suonano e se la cantano e in un’altra commissione (stavolta senza nemmeno gli Usa, la Gb, l’Italia e altri) si sono votati, per la seconda volta, la pacchiana e insultante mozione che nega la storia di Gerusalemme, dell’ebraismo e dei diritti di Israele. Meriterebbero ora solo spallucce e disprezzo. Tanto lo sanno: con quelle mozioni naziste a Israele fanno un baffo. E loro si qualificano per quello che sono: culturalmente feccia. La bellissima notizia è invece la dichiarazione del ministro Gentiloni che dice due cose: ad aprile, quando si voterà nuovamente sul Muro del Pianto, se la mozione non cambia l’Italia voterà contro. Finalmente. La seconda cosa che Gentiloni dice è: l’Italia è stanca dell’uso che si fa dell’Unesco: invece di salvaguardare i beni culturali si usa per proclami politici sull’oggi. E l’Italia si muoverà di conseguenza. Renzi è stato di parola.
Umberto Minopoli
E’ una buona notizia, certo. Ma se l’Unesco vuole avere ancora un senso e vuole dimostrare di non essere sottomessa all’islamicamente corretto può fare una cosa semplice: dichiarare Israele patrimonio dell’Umanità. Perché si sia iscritti nella Lista del patrimonio mondiale, dice l’Unesco, “occorre presentare un eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del patrimonio mondiale”. Ne citiamo alcuni: “Mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi nell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio”; “essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa”; “costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana”. Coraggio, proviamoci.
Intervista a Gabriele Lavia