Angelina Jolie divorzia da Brad Pitt (foto LaPresse)

Il Foglio internazionale

L'industria dei genitori è un culto

Redazione
Il divorzio tra Pitt e Jolie svela un genere letterario-ideologico, scrive lo Spectator.

"Per anni Jolie ha detto a qualsiasi giornalista che Pitt era il più ammirevole dei padri. Raramente due persone hanno inneggiato alle reciproche ‘capacità genitoriali’ per così tanto tempo”. Adesso l’attrice Angelina Jolie ha chiesto “l’esclusiva custodia fisica” dei figli, suggerendo che il marito (e anch’egli attore) Brad Pitt è “pericoloso” per loro. Un “cattivo genitore”, del tipo che deve senza dubbio essere attentamente valutato da gruppi di avvocati e psicologi. “La decisione di Angelina ha a che fare con le capacità genitoriali di Pitt… è molto disturbata dai suoi metodi”, hanno detto fonti vicine alla coppia. I problemi della coppia ruotano attorno alla gestione dei bambini: Maddox, 15 anni, Pax, 13 anni, Zahara, 11 anni, Shiloh, 10 anni, Vivienne e Knox, 8 anni. “I due hanno un approccio genitoriale molto diverso”, ha continuato la fonte. Pitt, a quanto pare, “pretenderebbe un approccio più severo”, rispetto ad Angelina che è per l’essere “più rilassati, per il lasciarli liberi”.

 

Jenny McCartney sullo Spectator parte dal caso delle due celebrities per attaccare una delle mode contemporanee di maggior successo: l’ideologia della genitorialità. “I divorzi sono tradizionalmente costruiti su ogni genere di accusa e motivazione: la noia, l’infedeltà, l’ossessione, le dipendenze, l’infelicità. Adesso si divorzia per una diversa comprensione degli ‘stili genitoriali’”. Jolie e Pitt non sono gli unici. Se si digita “genitorialità” nel campo di ricerca di Amazon, ci sono migliaia di libri su come allevare il bambino. C’è “Il modo danese di essere genitori”, su cui incombe quello olandese (“La via olandese ai bambini”). C’è Amy Chau con la “Madre Tigre” a Laura Markham con “La genitorialità senza stress”, fino ai “Genitori francesi non si arrendono: cento consigli di genitorialità da Parigi”.

 

“Come se un bambino fosse una specie di pianta che è necessario posizionare con cura nel terreno per avere risultati garantiti, piuttosto che una persona in crescita con una volontà umana imprevedibile e indipendente”. Il settore genitori è allora “come l’industria della dieta”. “E’ sicuramente imperativo che amiamo i nostri figli, li incoraggiano e cerchiamo di insegnare loro ad essere individui onesti. Eppure il culto dei genitori troppo spesso vende la pericolosa illusione che gli adulti possano strategicamente stabilire una perfetta relazione con un figlio, che li conduce in tal modo a perfezionare se stessi. Noi siamo incoraggiati a vedere i bambini come dei puzzle difficili, piuttosto che come una fonte di divertimento. E’ una ricetta perfetta per l’ansia”.

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