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Moda maya a Roma. Così Isabella Springmuhl, stilista down, ha conquistato l'Italia e poi Londra

Maurizio Stefanini
La stilista è stata invitata alla London Fashion Week 2016: “Amo il Guatemala, amo la cultura Maya, voglio portarle per il mondo. I tessuto maya sono ricchi di colore, e io mi identifico con loro proprio perché sono spensierati, come me".

“Amo quello che sono, amo la mia vita, amo quello che faccio. Sono una ragazza down di 19 anni, faccio la disegnatrice di moda, voglio diventare famosa in tutto il mondo”. Così si confida al Foglio Isabella Springmuhl, cittadina guatemalteca, che a Roma è venuta con l’appoggio dell’ambasciata del suo Paese e dell’Istituto Italo–Latino Americano (IIla) nell’ambito della presentazione del progetto “Sogni - Del tamaño de tu sueños así serán tus logros”, del Gruppo Artistico “Guatemala es Guatemala”. Ma più importante ancora dell’evento romano è l’invito che ha ricevuto per la London Fashion Week 2016: la prima stilista down ad avere una tale occasione, con i suoi disegni strettamente ispirati all’antica cultura maya. “Amo il Guatemala, amo la cultura Maya, voglio portarle per il mondo. I tessuto maya sono ricchi di colore, e io mi identifico con loro proprio perché sono spensierati, come me".   

 

Sogni a parte, Isabella dice di “fare una vita normalissima”. Cosa che può sembrare spiazzante nonostante il progresso e la medicina abbiano reso la sindrome Down un problema sempre meno grave: le statistiche dicono infatti che mentre nel 1910 la vita media degli affetti da questa sindrome non oltrepassava i 9 anni, oggi almeno l’80 per cento è in grado di oltrepassare i 60. Nella pratica però la mentalità corrente sta sottoponendo i down a una sorta di genocidio pre-natale a colpi di aborto. Spiazzante a questo proposito è quel che dice Isabel Tejada, la madre di Isabel: “Isabella è la mia quarta figlia, avuta a 40 anni. 12 anni dopo il terzo, e un’epoca in cui pensavo di potermi dedicare ad altre cose. Non ho mai però cessato di considerarla un dono del cielo, anche se non avrei mai pensato di poterla accompagnare in giro per il mondo a parlare delle cose che ha realizzato”.

 

 

Quando Isabella nacque, Isabel si mise con un gruppo di altre madri per creare una Fondazione che potesse aiutare le persone con sindrome di down a farsi strada nella vita. “Sono 5.500 i ragazzi che l’associazione ha aiutato, la maggior parte con scarse risorse. Chi può paga, per chi non può troviamo un patrocinio che lo assista. Stiamo aiutato la loro inclusione lavorativa, e 36 di loro sono già stati assunti sia da imprese prestigiose anche grazie ai ministeri delle Finanze e dell’Educazione”.

 

Proveniente da una famiglia dove la moda era di casa, Isabel fin da piccola leggeva riviste specializzate e passava ore a disegnare. “Aveva 16 bambole, mi faceva comprare i tessuti e poi faceva loro i vestiti”, ricorda la madre. Purtroppo, quando all’età di 17 anni dopo aver finito la scuola superiore cercò di iscriversi all’Università le fu negato, proprio in quanto down. “È stato un no che ho voluto trasformare in un grandissimo sì”. In particolare, ha voluto creare una linea che fosse studiata apposta per persone con sindrome down, “in quanto per via delle nostre caratteristiche fisiche spesso abbiamo difficoltà a trovare abiti che siano belli e ci stiano bene allo stesso tempo”.

 

Partita da questo segmento di mercato, la linea DOWN to XJABELLE è però poi passata anche a borse e giacche per consumatori di ogni condizione.

 

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