"Suicide Squad" è perfino più brutto di come viene dipinto dai critici americani

Mariarosa Mancuso

Il film di David Ayer è una battaglia nella guerra che schiera la dinastia fumettistica della DC Comics, al cinema alleata con Warner Bros, contro la Marvel di “Spider-Man”.

Se ne parlava anche al supercinefilo Festival di Locarno. Giovani critici arrivati da mezzo mondo per un workshop - ottenuto dichiarando la propria passione per i film del tailandese Apichatpong Weerasethakul o per l’italiano Pietro Marcello con il bufalo parlante di “Bella e perduta” - al minimo pretesto svoltavano verso “Suicide Squad”. Per stupirsi davanti ai record (326 milioni di dollari già in cassa, se ne prevedono altri 60 nel prossimo fine settimana negli Stati Uniti, mentre la Cina manca all’appello causa censura). Per lamentarsi di non essere stati invitati all’anteprima blindata. Per dire che è solo marketing, essendo il film perfino più brutto di come viene dipinto dai critici americani. Per dire che Margot Robbie sta sulle copertine truccata da Joker, con le cosce e la lingua di fuori, che brutta faccenda (erano così concentrati sui suoi calzoncini che hanno dimenticato l’altra femmina del film, Clara Delevingne vestita da strega).

 



 

I fan del fumetto targato DC Comics - il film di David Ayer è una battaglia nella guerra che schiera la dinastia fumettistica, al cinema alleata con Warner Bros contro la Marvel di “Spider-Man” - volevano far chiudere “Rotten Tomatoes”. Sito che si limita ad aggregare recensioni, e a tirare le somme: il film non arriva a cinque punti sui dieci a disposizione. Su “Metacritic” (altro sito, non ancora molestato dai maniaci che pretenderebbero ottime critiche, non bastano gli incassi, alla faccia dei “guilty pleasure”) il voto arriva a 40, neppure la sufficienza sui 100 a disposizione (garantita invece dal pubblico che lascia i suoi giudizi). Chi sale sopra la media ha solidi motivi: “Un dito medio alzato all’indirizzo dei compassati supereroi”, scrive il critico di USA Today.

 

E’ opinione abbastanza diffusa che il trailer sia migliore del film. Esce oggi, 13 agosto, con coraggiosa rottura della noia estiva (o forse è soltanto prudenza: il pubblico di riferimento si muove su internet con destrezza, sa come procurarsi le ghiottonerie quando le vuole). In effetti il trailer è piuttosto riuscito - per i censori: c’è Margot Robbie pettinata con i codini che guarda una pistola come avrebbe potuto farlo ai suoi tempi Mae West. Trama: serve una squadra davvero capace, contro la solita minaccia che spazzerà via l’umanità, i supercriminali vengono fatti uscire dalle galere. Missione compiuta e sarà grazia ricevuta.

 

 

Il fumetto risale al 1959, l’idea verrà riciclata splendidamente in “1997: Fuga da New York” di John Carpenter. Solo un avanzo di galera come Jena Plisskin può salvare il presidente degli Stati Uniti, precipitato nel carcere di massima sicurezza che occupa tutta l’isola di Manhattan. Se progettassero adesso un remake, magari con un presidente donna, probabilmente la poveretta verrebbe abbandonata al suo destino nella fossa dei leoni.

 


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