I giudici nel momento di proclamare il vincitore della quinta edizione dello show (foto masterchef.sky.it)

Non c'è proprio limite alla decenza: Erica ha vinto MasterChef. Chiamate i Carabinieri

Mahatma
Erica ha vinto MasterChef e probabilmente non sa nemmeno lei il perché. Quasi sempre a rischio eliminazione, improvvisamente diventa un fenomeno lodato dai quattro giudici. Alida, da campionessa in pectore, ridotta a una specie di Sylvie la francese incapace anche di mettere insieme un piatto da dessert. Edizione finita, resta l'amaro in bocca.

Ci sarebbe da chiamare i Carabinieri se non si trattasse solo di un gran bel show televisivo, un divertissement da dopocena. Fin dal primo secondo della serata si è capito come sarebbe andata a finire. E non c’entrano gli spoiler noti e arcinoti. Non è questo che interessa a chi guarda MasterChef. Il montaggio conta, la narrazione costruita dagli autori non ammetteva dubbi. I giudici hanno deciso di fare come Byron Moreno, che andò contro l’ordine naturale delle cose per portare alla gloria la Corea ai Mondiali del 2002. Ecco, Erica è come la Corea. Ha vinto e non si sa perché. Forse non lo sa neanche lei, visto che in un mondo giusto sarebbe dovuta uscire dieci puntate fa per manifesta incapacità. Parere nostro? Macché, dei giudici che più volte l’hanno spedita al Pressure test, mettendole addosso il grembiulone nero candidata all’eliminazione. La logica deve essere la stessa dei grandi festival cinematografici, dove di solito vincono film uzbeki con scene mute di cinquantasei minuti, perché “tanto conta l’espressività dei volti”. Erica ha presentato quattro cappelletti ripieni con due fiori a guarnizione e sembrava – a sentire i quattro stellati lì davanti – che avesse fatto chissà che roba.

 

Lorenzo, invece, è stato trattato come un oppositore di Stalin durante le purghe degli anni Trenta: sono andati a trovargli il pelo nell’uovo, dalla rosolatura dell’anatra alla stroncatura per aver presentato dei cubetti di fois gras. Ora, io mi chiedo: ma chi ha deciso che non si fanno i cubetti di foie gras? Con tutte le cavolate che hanno permesso, dal riso con vaniglia (è una mia fissa, lo so) al caffé buttato ovunque come fosse sale fino. Ma i cubetti di fois gras no, e vabbé. Manco avesse fatto uno spiedino di polmone (quello però andava bene, neh?). Poi arriva la chef di non so dove – Alida garantisce che “tutti la conoscono” – a bastonare Lorenzo per non aver saputo replicare il suo piatto, talmente modesto da essere composto da soli cinquanta ingredienti. E quella, lo guarda e schifata lo definisce “‘na chiavica”. E naturalmente il macellaio viene rispedito a casa, con Alida che si salva nonostante la giudice esterna stesse quasi vomitando dopo aver assaggiato la sua “salsa granulosa al cetriolo”. La finalissima o duello finale (chiamatelo come volete) sembrava un congresso comunista nella Bulgaria degli anni Settanta: Cannavacciuolo elogiava ogni pietanza cucinata da Erica, fosse quel che fosse. Barbieri addirittura è arrivato a dire – cito testuale perché merita – che “mangiando questa capasanta mi sembra di sentire il ripieno del tortellino”. Che è come se io al ristorante ordinassi un sauté di cozze e sentissi il sapore dell’ossobuco. Se questà è la cucina ipersofisticata, mi accontento di una fetta di bresaola con rucola e grana.

 

[**Video_box_2**]Cracco, come fa ogni anno, ha elogiato le due finaliste, dicendo che “due ragazze brave così non le avevamo mai viste”, mentre Bastianich è stato forse il più equilibrato e meno schierato nel giudizio, bevendo molto e alzando il sopracciglio per quella entrée di Erica che andava di moda cinquant’anni fa al Piper mentre Patty Pravo cantava “Pazza idea”. E’ andata così. A sto punto poteva vincere pure Sylvie. Un’edizione che ci lascia tanto amaro in bocca e che si è confermata di livello assai più basso rispetto alle precedenti. Ricorderemo Marzia la farmacista, Lucia la sindacalista, Mattia l’ormonato padovano e qualche altro. Convinti che non abbia vinto la migliore (forse per la prima volta nella storia del MasterChef italiano). Tanti auguri a Erica: non abbiamo nulla contro di lei, è pure simpatica. Auguri per il suo futuro e per il suo ristorante (se lo aprirà). Di sicuro avrà nell’ormai celebre “settantenne scroccona di Savona” (l’anziana che da giorni va a rimpinzarsi in bar e ristoranti, salvo poi dire che non ha soldi per pagare e se ne va) una delle clienti più affezionate. Tanto quel che conta è riempire la pancia, non badare alla fattura del piatto. Va bene lo stesso, ma questo non è (non era?) MasterChef.

 

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  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.