La salute, il caso e l'uomo moderno, la salvezza non arriverà dai big data

Giovanni Maddalena
E’ un po’ inquietante questa vicenda dell’accordo fra grandi imprese americane, tipo i supermercati Wal-Mart, assicurazioni e aziende mediche innovative in grado di prevedere la salute dei dipendenti tramite big data.

E’ un po’ inquietante questa vicenda dell’accordo fra grandi imprese americane, tipo i supermercati WalMart, assicurazioni e aziende mediche innovative in grado di prevedere la salute dei dipendenti tramite big data. In breve, come la annunciano i protagonisti, se so dove vai a fare la spesa, dove vai a mangiare e se voti o non voti a tutte le elezioni saprò predire la tua salute, e quindi avvisarti per tempo e indicarti stili di vita che migliorino la situazione. Incidentalmente, ciò farà risparmiare molto all’azienda che paga l’assicurazione sulla salute. Tutto a fin di bene, certo. Peccato che per questo bene debbano poter leggere i tuoi device, entrare nella tua posta, nelle tue ricerche e che ci sia un algoritmo che alla fine sa tutto del dipendente e può comunicarlo al datore di lavoro, il quale può pianificare delle scelte sapendo se uno starà bene o male, rimarrà incinta o meno. Vabbè, mettiamo che, a differenza di quanto pensano alcuni giuristi, non accada nulla di tutto ciò e mettiamo che non succeda mai nulla senza l’esplicito consenso dei dipendenti.

 

La paradossale idea getta una luce sui veri cambiamenti che sono in atto. Il primo riguarda la concezione di libertà. L’avvitamento del nostro civilissimo occidente è che a furia di andare avanti nella concezione di un’autonomia assoluta del soggetto, di una capacità di fare e disfare ciò che vuole, ci ritroviamo più in gabbia di prima. Per via tecnologica e comunicativa, e sfruttando la giusta idea che l’uomo abbia abitudini d’azione in cui manifesta scelte e intenzioni, il mondo che ha lottato contro i totalitarismi di destra e di sinistra si trova a vivere in un mondo di controllo assoluto che i totalitarismi storici avevano solo vagheggiato. Il controllo sul presente e sul passato è già stato realizzato, ma quello sul futuro in cui WalMart vuole inserire i suoi dipendenti fino a poco tempo fa sarebbe stato degno solo di qualche libro o film su distopie fantascientifiche. Stiamo riuscendo nel paradosso di negare anche la più elementare delle libertà – quella di non sapere cosa farò domani – in nome della libertà di utilizzare il mondo e la tecnologia come voglio, cioè con totale libertà, al servizio della mia autonomia e sicurezza.

 

Su questa difesa della propria autonomia, che ci spinge a pararci da ogni rischio, poggia la concezione più forte della mentalità dominante, anche questa in leggero ma significativo cambiamento. Come la chiameremo? Neodeterminismo, naturalismo scientista, scientismo di ritorno?

 

[**Video_box_2**]E’ chiaro, però, che finita l’èra del fascino per il nichilismo, la mentalità dominante si affida a una presunta e poco conosciuta scienza analitica come modello di conoscenza che garantisce la sicurezza: senza l’idolatria ottocentesca e senza l’ossessione metodologica novecentesca, ma siamo in fondo convinti che qualsiasi ambito della vita umana sia analizzabile e, in qualche modo, prevedibile o almeno controllabile. Dal terribile quadro cognitivista proposto dal film “Inside out”, fino alle pratiche eugenetiche sempre più emergenti nel trattamento di nascite e gravidanze, stiamo cercando di costruire un mondo dove non ci sia spazio per il pericoloso “caso”, potenza dimenticata e osteggiata che rimane tuttavia una delle caratteristiche fondamentali della vita di ciascuno, della storia dell’universo e della scienza stessa. Significativamente i direttori del programma di cui si servirà WalMart si paragonano alla genetica, spiegando che lo studio dei comportamenti che i big data permettono è molto più predittivo dello studio del genoma. In realtà, gli scienziati sanno che di deterministico nella genetica come in ogni altra scienza c’è poco, come ben dimostrano gli interessanti studi di Giuseppe Longo, scienziato non scientista dell’Ecole Normale parigina. Soprattutto tutti sappiamo, per esperienza, che è vero ciò che diceva Camus sul fatto che “non è a forza di scrupoli (o analisi, potremmo dire) che si diventa grandi. La grandezza arriva, a Dio piacendo, come un bel giorno”: per caso.

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