Massimo Gramellini (foto LaPresse)

L'aldiquà non ci interessa. La strana religione del profeta Gramellini

Antonio Gurrado
Non so di che religione sia Massimo Gramellini ma so che gli italiani stanno diventando tutti della sua. Nella rubrica “Buongiorno” in prima pagina sulla Stampa di oggi, prendendo alla lettera la metafora dei quotidiani come preghiera del mattino, Gramellini attacca l’arcivescovo di Torino lamentando che “le religioni, che nei propositi dei loro fondatori dovevano occuparsi principalmente delle nostre anime, hanno finito per interessarsi in modo ossessivo dei nostri corpi”.

Non so di che religione sia Massimo Gramellini ma so che gli italiani stanno diventando tutti della sua. Nella rubrica “Buongiorno” in prima pagina sulla Stampa di oggi, prendendo alla lettera la metafora dei quotidiani come preghiera del mattino, Gramellini attacca l’arcivescovo di Torino lamentando che “le religioni, che nei propositi dei loro fondatori dovevano occuparsi principalmente delle nostre anime, hanno finito per interessarsi in modo ossessivo dei nostri corpi”. E’ tanto scandalizzato che uno si aspetta come minimo che monsignor Nosiglia abbia deciso di sterminare ventiquattromila piemontesi perché uno di loro è andato a letto con una ligure, esattamente come in Numeri 25 il Signore dice a Mosè di avere fatto perire ventiquattromila israeliti perché il loro confratello Zimri si era giaciuto con la madianita Cozbi; oppure che l’efferato arcivescovo abbia fatto passare a fil di spada quarantaduemila cuneesi di cui non sopportava l’accento, proprio come i galaaditi al guado del Giordano – c’è scritto in Giudici 12 – ammazzarono altrettanti efraimiti che non riuscivano a dire “scibbolet” ma sibilavano “sibbolet”; o che magari abbia deciso di aprire un salone di bellezza che segua i dettami dermatologici riportati con grande spregio della ripugnanza in Levitico 13. L’arcivescovo invece, che Gramellini non nomina per non dargli troppa importanza, si è limitato a criticare la pratica di gettare al vento le ceneri dei defunti o di conservarle in un’urna sulla mensola di fianco alla tv.

 

Poco grave? Non per i seguaci del gramellismo, il cui profeta tuona: “E’ all’aldiquà che sembrano soprattutto interessarsi certi preti”. Perché, di cosa dovrebbero interessarsi, dato che vivono fra noi e l’aldiquà è l’orizzonte della loro azione? La cura delle anime implica il disinteresse per i corpi? Vogliamo preti che camminino con la testa in Paradiso non accorgendosi di ciò che accade sotto i loro nasi? Gramellini parte dall’assunto che il corpo vada sottratto alla dittatura sacerdotale e restituito “alla disponibilità del legittimo titolare”, così che ogni individuo abbia il diritto “di disporre di sé stesso” e “di potere morire dove e con chi gli pare”. In attesa dei suicidi di massa dei seguaci del gramellismo, giova ricordare al suo fondatore che il senso religioso insorge nell’uomo quando scopre di non riuscire a capire né a spiegare i momenti in cui nasce e in cui muore, di cui vorrebbe invece disporre con disinvoltura. Se alle religioni togliamo questo mistero ci resta la spiritualità: termine buono tutt’al più per catalogare sotto una dicitura vaga volumi mediocri negli scaffali delle librerie popolari.

 

[**Video_box_2**]Occhio al gramellismo, che è facile a far proseliti fra un popolo indolente come l’italiano perché intende sbattere la religione in soffitta, ossia in cielo, e privarci di quanto di sacro e complicato c’è nel nostro corpo: per Gramellini è “solo un involucro passeggero, l’abito che lo spirito indossa per partecipare alla festa della vita e che poi dismette al momento di andare altrove”, mentre per San Paolo, si parva licet, è “tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio e che non appartiene a voi stessi”. Mi pare proprio che a messa, nella liturgia eucaristica, il sacerdote citi Gesù che dice: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”; ma l’eucaristia è un sacramento faticoso, presuppone consapevolezza e tormento mentre il comodo gramellismo vuole un’umanità di soli corpi e una religione di sole anime. Quando gli ebrei iniziarono a usare la scusa che i comandamenti di Dio erano troppo elevati, Mosè convocò il popolo e spiegò che il volere di Dio “non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi a prendercelo e farcelo udire così che lo possiamo eseguire?”. E' scritto nel Deuteronomio però, non da Gramellini; quindi chi lo spiegherà agli italiani?

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