Perché il film di Caligari è l'unico italiano che merita davvero la candidatura all'Oscar

Mariarosa Mancuso
Finalmente un candidato italiano all’Oscar per cui fare il tifo. Ha vinto di misura – cinque voti contro quattro – “Non essere cattivo” di Claudio Caligari.

Finalmente un candidato italiano all’Oscar per cui fare il tifo. Ha vinto di misura – cinque voti contro quattro – “Non essere cattivo” di Claudio Caligari. Il rivale era “Mia madre” di Nanni Moretti, che di sicuro non l’ha presa bene: al cinema e nella pallavolo gioca per vincere (in politica no, non fa fino). I retroscenisti del cinema italiano hanno ricostruito le successive votazioni – dalla maggioranza assoluta alla maggioranza relativa, così si elegge anche il presidente della Repubblica italiana. Con lo stesso puntiglio che conduce i retroscenisti della letteratura al calcolo di quali voti siano venuti a mancare, quando un candidato perde lo Strega per una sola scheda (accadde qualche anno fa, la ricerca del colpevole prese parecchio tempo: dicono i maligni che i sospetti di non-voto siano stati censiti, e redarguiti a uno a uno).

 

Sacrosanto: “Non essere cattivo” è un film bellissimo, nella sua pierpaolopasolinità. Lo possiamo considerare l’unico vero omaggio al regista, poeta, romanziere, provocatore morto quaranta anni fa. L’unico genuino, e l’unico tollerabile: al solo pensiero che già i pasolinologi stiano ai blocchi di partenza in attesa del due novembre, viene un brivido. Oddio, adesso ricominciano con i misteri italiani. Oddio, già le case editrici bombardano con saggi e saggetti. Oddio, ma non potrebbero tutti saltare un giro? In cambio promettiamo di rileggere qualcuna delle poesie di Pasolini, e magari di rivedere “Accattone”. Invece no, la cineteca di Bologna ha restaurato “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (grazie, ma no grazie: una volta è bastata). La città annuncia sei mesi di “eventi” (parola che a Pasolini avrebbe procurato un attacco d’ira) con il titolo “Più moderno di ogni moderno” (altra parola che proprio non c’entra: abbiamo campato anni facendo i titoli sulla “scomparsa delle lucciole”, ora ne vogliamo vantare la modernità?).

 

[**Video_box_2**]“Non essere cattivo” è recitato da due attori bravissimi che si chiamano Luca Marinelli e Alessandro Borghi (vanno segnalate anche le donne, Silvia D’Amico e Roberta Mattei). E ormai non possiamo non dirci caligariani, sia pure fuori tempo massimo: il regista è morto a primavera, prima di finire il montaggio. Non vale per noi, che confessiamo di non essere stati mai strenui sostenitori del film-verità sull’eroina “Amore tossico”. Meglio lo storytelling di “L’odore della notte”, con Valerio Mastandrea (che ha dato gli ultimi ritocchi al film, non invitato in concorso a Venezia perché postumo). Tre film in vent’anni, preceduti da una manciata di documentari, non segnalano Claudio Caligari come il cocco dei produttori. I registi bravi fanno passare più tempo tra un film e l’altro dei colleghi mediocri. Ma qualche domanda retroattiva viene naturale, ascoltando le lodi e ricontando gli anni trascorsi tra un film di Caligari e il successivo.

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