La madrina del festival del cinema di Venezia Elisa Sednaoui posa sulla spiaggia (foto LaPresse)

Venezia 2015

Neve finta in 3D

Mariarosa Mancuso
Sopra gli 8.000 fa freddo e si muore (caspita che sceneggiatura). Feste e cene placée, è tornata l’allegria

Un dettaglio rimane fuori dall’elenco dei vivi e dei morti alla fine di “Everest”, il film dell’islandese Baltasar Kormákur che ha aperto la Mostra di Venezia. Manca Jon Krakauer, l’unico ad aver tratto profitto dalla disastrosa spedizione del maggio 1996, quando il tetto del mondo era affollatissimo, con quattro spedizioni a disputarsi la cima (e la precedenza su certe scalette che solo a guardarle mettono i brividi). Era un giornalista al seguito degli scalatori dilettanti, aveva già pubblicato “Nelle terre estreme” (Corbaccio): la storia di Christopher McCandless, il giovanotto che volle conquistare le terre selvagge dell’Alaska, smarrì la strada e morì (Sean Penn ne ha tratto un film intitolato “Into The Wild”). Sopravvissuto alla tragedia, la raccontò in “Aria sottile”: per molti mesi il reportage fu in cima alla lista dei bestseller del New York Times, e fu candidato al Pulitzer. Il reporter Krakauer quasi scompare, nel film. La spedizione concorrente, Mountain Madness, ha invece al seguito una giornalista con i capelli sempre freschi di parrucchiere. Il resto dei partecipanti o è sceneggiato al minimo sindacale, oppure affidato a strazianti telefonate con le mogli che presto resteranno vedove. Pare la fiera del cattivo presagio, con certi colpi di tosse da tubercolotici: oltre gli ottomila metri il corpo muore, o va in ipotermia quindi ti strappi i vestiti, e se per caso si distraggono i portatori di bombole sei finito. Per chi ancora non avesse afferrato, arriva la didascalia lampeggiante: “La montagna ha sempre l’ultima parola”.

 

Dovendola invece mettere noi l’ultima parola, su quel che abbiamo visto sullo schermo giacché l’alpinismo è fuori portata: la neve sembra finta, il freddo non si sente, i movimenti di macchina sono spettacolari, il 3D faticoso, e per capirci qualcosa sarebbe stata utile una cartina, oltre a un bravo sceneggiatore-guida.

 

Mariarosa Mancuso


 


 

 

La Mostra del cinema di Venezia n. 72 rischia di essere la più divertente e animata degli anni sobri del compassato direttore artistico Alberto Barbera – l’ultimo del suo mandato, salvo riconferma – almeno per quanto riguarda il ritorno di abbondanti party, cocktail e cene che danno quel tocco frizzante all’estenuato, “fatiscente” ma sempre affascinante Lido. La “festa” pare proprio di ritorno alla Mostra, un Lazzaro resuscitato dopo anni di rigor mortis. Sin dalla sera pre-inaugurale fioccano inviti: prima happy hour con fiumi di buoni vini e leccornie tipiche (i.e. sarde in saor) al ristorante sulla spiaggia Lio, offerto dal neonato Consorzio di promozione Venezia e il suo Lido degli albergatori locali. Il décor en plein air è una serie di gigantografie quasi inedite di star: Claudia Cardinale, Elizabeth Taylor, Jeanne Moreau, Brigitte Bardot, scattati in Mostre d’antan.

 

Stendiamo un pareo pietoso sul concerto dal vivo della colonna sonora del maestro A. Francesco Lavagnino, compositore wellesiano, prima dei due film veneziani di Orson (“Othello” e il fortunatamente incompiuto “Mercante di Venezia”) La partitura (ricostruita “a orecchio”) ci ha afflitto per una ventina di minuti: una curiosa cascata di tarantelle e mandolini che con Venezia non si sa cos’abbia a che fare. In fuga dopo “Il mercante”, una maschera ci dice “ma c’è un altro film dopo questo!”. “Grazie”, risponde una dei nostri diretti all’uscita, “ci siamo già annoiati abbastanza”. Ci dirigiamo alla cena di BookCiak (“dedicato all’incontro tra cinema e letteratura”) alla Villa degli Autori dove troviamo Piera Detassis (direttrice di Ciak e Ciak Daily) liquefatta dal clima torrido e da una giornata in redazione con pinguino monco di tubo. Salutano Gabriele Salvatores, Marco Giallini e Maya Sansa (“Storie sospese”, Giornate degli autori) e la sua bimba Tabitha. Arrivano gli inseparabili cigni aristocratici Marilù Gaetani d’Aragona e Marina Cicogna Volpi di Misurata. La bassottina si è pure presa dei bacini da Conchita De Gregorio, camicetta etnica sbottonata, gonna a ruota nera, rossetto e zatteroni rossi. Il tocco di grazia, occhialoni con montatura nera: un’intellettuale sensualona. C’è un altro invito per cena placée (!) stasera offerta da Mediaset e Ciak. Che vogliamo di più dalla vita?

 

 

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