Va' che idea! Mettere in scena l'eutanasia e farla provare al pubblico

Antonio Gurrado

“Dicing With Dr Death” è una pièce in scena al Fringe Festival ed  è opera del celebre medico australiano Philip Nitschke, ovvero il Dottor Morte con cui il titolo invita a giocare a dadi nonché autore dei saggi “Killing Me Softly” e “Il manuale della dolce pillola”.

Cambridge. Il vero evento teatrale dell’estate britannica è stato l’esordio di Benedict Cumberbatch al Barbican di Londra, mercoledì scorso, nel ruolo di un Amleto che una volta tanto non ha cinquant’anni come Michael Redgrave nella storica produzione Bbc, non è un nero rasta come Adrian Lester in quella di Peter Brook, e non è nemmeno una donna come Maxine Peake in una versione dell’anno scorso dove anche Polonio diventava Polonia mentre i ruoli di Rosencrantz e Guildenstern erano spartiti fra i generi secondo le quote rosa. Se però andate a teatro alla ricerca di un politicamente corretto sempre più sfacciato e ossessivo nello sbalordire i borghesi, e se fra essere e non essere preferite la seconda opzione, allora dovete volare a Edimburgo per “Dicing With Dr Death”. La pièce, in scena al Fringe Festival, è opera del celebre medico australiano Philip Nitschke, ovvero il Dottor Morte con cui il titolo invita a giocare a dadi nonché autore dei saggi “Killing Me Softly” e “Il manuale della dolce pillola”. Lo scopo dichiarato è mostrare il lato divertente del dibattito sul diritto alla morte (testuali parole) e per questo Nitschke ha fatto installare sul palco Destiny, la macchina dell’eutanasia di propria invenzione. Al termine della performance un volontario viene chiamato alla ribalta per sperimentarla; è una simulazione, per quanto minacciosa appaia sulla locandina la foto di Nitschke armato di falce affilatissima.

 

Lo show, visibile da bambini accompagnati dai genitori, è rimasto in forse fino all’ultimo in seguito all’irruzione delle forze dell’ordine durante le prove. La polizia ha rivelato il pericolo di utilizzare al chiuso del gas compresso, essenziale al funzionamento del macchinario, e la simulazione è stata proibita nonostante Nitschke strepitasse che si trattava di un subdolo caso di censura. Assicurata la sopravvivenza del pubblico, meno scontato è il suo gradimento: senza il brivido gassoso di Destiny lo show consterà unicamente di un’oretta di monologo/conferenza su come aggirare le leggi sul suicidio assistito. E’ il minimo sindacale dopo che “Dicing With Dr Death” aveva perso un altro ragguardevole pezzo: originariamente era previsto uno spettacolo a due voci con la partecipazione di Mel Moon, comica inglese affetta da una grave malattia autoimmune che cionondimeno ha deciso di continuare a vivere. Per motivi non cristallini, Mel Moon ha poi imbastito uno show a se stante, “Sick Girl”, augurandosi espressamente di riuscire ad arrivare viva alla fine della serata e mollando Nitschke solo e non si sa quanto terrorizzato di fronte a un pubblico che si aspetta di divertirsi.

 

[**Video_box_2**]O magari no. Il teatro britannico denuncia una progressiva, marcata tendenza all’impegno civile, al contenuto ponderoso, al predicozzo anche e soprattutto quando bisogna far ridere la gente. In questi stessi giorni sta andando in scena a Edimburgo un adattamento di “Down and out in Paris and London” di George Orwell in cui il regista David Byrne ha infilato la drammatizzazione di un libro-inchiesta dell’autorevole corsivista del Guardian Polly Toynbee su case popolari e salario minimo: prospettive preoccupanti per chi, affidandosi al programma, si aspetta una pièce satirica. Il programma del Fringe Festival prevede inoltre uno spettacolo sulla morte del feto in utero e il ritorno dell’americana Adrienne Truscott, che nel 2013 aveva recitato un’ora di barzellette sugli stupri vestita solo nella metà superiore, e completamente nuda sotto, onde dimostrare che l’abbigliamento di una donna non giustifica l’approccio violento eccetera eccetera. A settembre invece esordirà a Londra una commedia di Anthony Horowitz ambientata a Baghdad, in cui Saddam sarà interpretato da Steven Berkoff. Dicono sarà divertente ma Horowitz si è già portato avanti dichiarando che intende soprattutto far riflettere il pubblico e protestando che i ritardi nella pubblicazione dell’inchiesta Chilcot sull’intervento militare britannico in Iraq sono inaccettabili in una democrazia matura.

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