La dittatura morbida della gay culture. Sei contro le nozze arcobaleno? Rischi il posto e l'obbrobrio morale

Giulio Meotti
Vinta la battaglia politica a favore delle nozze arcobaleno in America e praticamente in tutta Europa, adesso la militanza Lgbt prepara l’offensiva culturale sulle torte. In America il caso più clamoroso è quello di Aaron e Melissa Klein, condannati dallo stato dell’Oregon a pagare 135 mila dollari per “danni emotivi” a una coppia di lesbiche che aveva chiesto un dolce.

Roma. La domanda è dell’Atlantic: “Cosa viene dopo le nozze gay?”. La risposta è di Damon Linker su The Week: “Il matrimonio gay ha vinto e ora viene la parte più difficile: proteggere la libertà religiosa”. Vinta la battaglia politica a favore delle nozze arcobaleno in America e praticamente in tutta Europa, adesso la militanza Lgbt prepara l’offensiva culturale in uno scenario che avrà esiti certamente anche in Italia dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Al centro del dibattito c’è una torta bianca, cremosa, a tre piani e una coppia dello stesso sesso in miniatura che si bacia. Costringere i pasticcieri a sfornare queste torte gay non è più evidentemente grottesco. Prima è successo in Irlanda, dove alcuni pasticcieri sono a processo per essersi rifiutati. In America il caso più clamoroso è quello di Aaron e Melissa Klein, condannati dallo stato dell’Oregon a pagare 135 mila dollari per “danni emotivi” a una coppia di lesbiche che aveva chiesto una torta. I Klein si sono rivolti al fundraising per far fronte alle spese legali. E di dollari ne hanno raccolti 375 mila. Il triplo di quelli che servivano. Perché la battaglia dei pasticcieri tira in ballo qualcosa di più della panna montata. Riguarda la libertà di coscienza e ottocento anni di pensiero occidentale, Spinoza, Kant, Locke e Mill.

 

Se lo chiede questa settimana l’Economist, giornale non certo beghino: “I pasticcieri religiosi devono realizzare le torte gay?”. Se Coca-Cola, American Airlines e Kellogg, per citare tre grandi corporation, hanno fatto campagna per la sentenza pro gay della Corte suprema, lo small business è sulle barricate a difesa della libertà di parola. Sia esso un pasticciere, un fioraio, un fotografo o un catering. A New York, un’azienda famigliare di ristorazione si è rifiutata di servire a un matrimonio gay e rischia conseguenze penali serie. Un fioraio di Washington potrebbe subire il sequestro dei conti bancari per garantire il pagamento dei futuri danni e chiusura del negozio.

 

[**Video_box_2**]Il Wall Street Journal la chiama “la nuova intolleranza”. Perché come scrive Roger Pilon del Cato Institute, “un conto è non discriminare le coppie omosessuali, altra cosa è costringere individui e organizzazioni” a uniformarsi al pensiero unico. Al Congresso c’è già un disegno di legge a tutela della libertà di coscienza, mentre c’è chi, come l’esperto di religione del New York Times Mark Oppenheimer, chiede già la fine della tassazione privilegiata per le organizzazioni religiose. Benemerite charities cristiane come World Vision e le scuole cattoliche potrebbero perdere i sussidi federali se non rinunciassero alle loro clausole a sostegno del matrimonio naturale. La posta in gioco è alta: a professarsi favorevoli alla famiglia uomo-donna sul luogo di lavoro si rischia la galera o, come minimo, una multa salata. Di sicuro c’è l’obbrobrio morale. Lo ha spiegato il commissario al Lavoro dell’Oregon, Brad Avakian, intervenendo sui coniugi Klein. Lo scopo “non è di chiudere un negozio. Lo scopo è di rieducare: per coloro che violano la legge vogliamo che imparino da quell’esperienza”. Rieducare, appunto. E’ la dittatura morbida della gay culture.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.