Florian Philippot (foto LaPresse)

Gli intellò francesi a libro paga dell'islam. A spese della libertà di parola

Giulio Meotti
Il braccio destro di Marine Le Pen, Florian Philippot, tra qualche settimana andrà a processo per diffamazione nella causa intentatagli dal Qatar. Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, Philippot ha sostenuto che l’emirato finanzia “l’islamismo che uccide”.

Roma. Il braccio destro di Marine Le Pen, Florian Philippot, tra qualche settimana andrà a processo per diffamazione nella causa intentatagli dal Qatar. Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, Philippot ha sostenuto che l’emirato finanzia “l’islamismo che uccide”. Era diritto della piccola monarchia sunnita intentare causa a Philippot. Ma ha ragione anche il Front national quando commenta che “è la prima volta che un paese sporge denuncia contro un parlamentare europeo”. Philippot risponde alla “fatwa giudiziaria” chiamando il Qatar una “dittatura islamista”.

 

Il caso va oltre il numero due dell’estrema destra. Come scrive Nicolas Gardères sulla rivista Causeur, “è già estremamente raro che uno stato straniero attacchi un cittadino per un reato di stampa e per aver espresso una verità. E’ addirittura odioso che un regime che può tranquillamente essere definito oscurantista e repressivo abbia il coraggio di ostacolare la libertà di espressione dei cittadini di un paese libero e democratico”. L’Opinion nota che soltanto una voce pubblica finora si è espressa a favore di Philippot e contro l’intimidazione islamica: “Alain Finkielkraut è una voce solitaria nel silenzio che circonda la denuncia del Qatar”. Finkielkraut si schiera con il vice della Le Pen “contro uno stato che sostiene uno dei rami più attivi dell’islam radicale: i Fratelli musulmani. Questa interferenza, invece che uno scandalo, ha quasi un alone di antifascismo. Questo è il grande inganno del presente. Non si mobilitano contro il Qatar, perché attacca il Front national, considerato da molti come il nemico principale, se non l’unico nemico. Il Qatar può quindi farla franca con qualsiasi cosa. Con il suo denaro ha comprato tutti”.

 

Il Qatar può contare anche sul sindaco di Parigi, Anne Hidalgo. “Io, penso che se si sentono insultati hanno ragione a ricorrere alla legge”, ha detto la Hidalgo. Non fa una piega. Se non fosse che la Hidalgo è molto attiva sulle cause gay friendly e finge di non sapere che l’emirato condanna i suoi cittadini omosessuali alla prigione e alle frustate. Se non fosse che l’avvocato che difenderà il Qatar è Jean-Pierre Mignard, lo stesso del presidente, François Hollande. Se non fosse che l’ambasciata del Qatar a Parigi da anni sostiene personalità culturali francesi.

 

Ecco l’elenco parziale, tratto dal libro “Qatar-France, une décennie de diplomatie culturelle”: gli ex ministri degli Esteri Dominique de Villepin e Hubert Védrine, gli ex ministri della Cultura Frédéric Mitterrand e Jack Lang, l’ex sindaco di Parigi Bertrand Delanoë, l’ex primo ministro Michel Rocard e soprattutto l’intellighenzia di sinistra. I nomi sono quelli di Régis Debray, Tahar Ben Jelloun, Emmanuel Todd, Jean Daniel e il vignettista Plantu, tutti a criticare Charlie Hebdo prima e dopo la mattanza del 7 gennaio. Proprio il vignettista di punta del Monde, che all’Onu “processò” i vignettisti danesi, ha ricevuto il “Premio Doha” (diecimila euro) dalle mani dell’ambasciatore del Qatar a Parigi, Mohamed Al Kuwari.

 

[**Video_box_2**]C’è anche il caso di Edwy Plenel, l’ex direttore del Monde che ha fondato Mediapart, il moralista che ha a lungo scritto contro l’“islamofobia” di Charlie Hebdo. Il suo nuovo libro, “Per i musulmani”, è stato appena distribuito in arabo dal Doha Magazine. Il libro è curato e voluto dal ministero della cultura del Qatar, lo stesso che ha chiesto che la scuola Voltaire a Doha, voluta dal governo francese, ritirasse un libro di storia e geografia in cui si parlava del cristianesimo nel Medioevo. L’intellighenzia francese a libro paga del Qatar è una forma di jiza, la tassa che lo Stato islamico ha imposto ai cristiani nelle zone sotto il suo dominio. Sono i dhimmi della gauche che svendono la libertà di espressione.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.