Un cartellone anti israeliano (foto LaPresse)

E' il nuovo antiebraismo il virus che destabilizza la Francia moderna

Nicoletta Tiliacos
La Francia che dopo gli attentati di gennaio si è divisa tra chi “è Charlie” e chi non lo è, vive una lacerazione molto più profonda e tanto più pericolosa perché non abbastanza riconosciuta. L’ultimo saggio del sociologo Pierre-André Taguieff

Roma. La Francia che dopo gli attentati di gennaio si è divisa tra chi “è Charlie” e chi non lo è, vive una lacerazione molto più profonda e tanto più pericolosa perché non abbastanza riconosciuta. La analizza in un libro appena uscito (“Une France antijuive? Regards sur la nouvelle configuration judéophobe”, Ed. Cnrs) il sociologo Pierre-André Taguieff, che da almeno due decenni studia le nuove forme di razzismo che allignano nella società francese. Il saggio segue di tredici anni “La nouvelle judéophobie” (Fayard) che tanto ostracismo provocò, da parte della gauche, contro il suo autore, colpevole di aver indicato nell’antisionismo la forma moderna (e socialmente accettata) dell’antico odio verso gli ebrei.

 

Nel suo ultimo libro, Taguieff analizza le forme assunte in Francia dall’odio antigiudaico, “sostenuto da un antisionismo radicale impastato di complottismo e di una islamizzazione crescente della causa palestinese”. Nel recensire il saggio di Taguieff su Causeur.fr, Jacques Tarnero – a sua volta studioso delle nuove forme di razzismo – scrive che per i giovani di origine arabo-musulmana delle banlieue francesi “la Palestina è diventata una patria immaginaria”, in nome della quale si coltiva l’odio verso Israele e verso gli ebrei, vero “cemento identitario del loro risentimento”. Taguieff mette in fila i sintomi – gli episodi, le polemiche, i segnali a lungo ignorati o minimizzati – di quella malattia antigiudaica che in Francia ha armato da ultimo la mano dei fratelli Coulibaly, così come aveva fatto con quella degli assassini e torturatori del giovane ebreo francese Ilan Halimi nel 2006. “Taguieff ha fatto del razzismo, e in particolare dell’antisemitismo – scrive ancora Tarnero – il barometro delle fluttuazioni ideologiche della Francia. Così facendo, egli ha totalmente rinnovato le categorie intellettuali che permettono di comprendere l’intima meccanica di questa incurabile malattia sociale… in prospettiva, questa storia della nuova configurazione antigiudaica contemporanea rivela, in profondità, tutto ciò che la République ha rifiutato di vedere, tutto ciò che i media hanno rifiutato di nominare, tutto ciò di cui gli intellettuali (ma non tutti) hanno rifiutato di prendere coscienza, perché è a partire da questa negazione della realtà che si è formata questa Francia antigiudaica, parte maledetta della nostra modernità”.

 

[**Video_box_2**]La “nuova giudeofobia” che si è insediata stabilmente nel paesaggio francese è il prodotto di molti anni perduti. E gli accadimenti del 7 e del 9 gennaio scorso a Parigi (l’attacco a Charlie Hebdo, dove l’unica donna uccisa è stata una ebrea, e la strage dell’Hypercaher) sono anche il prodotto del non aver voluto vedere, per un malinteso senso di solidarietà con i “deboli” e gli “svantaggiati”, quanto la progressione dell’islamismo sviluppava simultaneamente una cultura del risentimento e dell’odio antiebraico. Per molti anni “le scienze sociali hanno preferito coltivare e alimentare ciò che era comodo coltivare e alimentare: la visione di un mondo diviso tra ricchi e poveri, senza preoccuparsi del fatto che i poveri potessero anche sviluppare odii ideologici simmetrici”. Per averlo detto, Taguieff è stato a lungo considerato dai benpensanti della sociologia un reazionario. Oggi il suo libro spiega che è sulla questione ebraica che si gioca la sopravvivenza della Francia “in quanto nazione”. Il premier Valls dice che “senza ebrei, la Francia non sarebbe più la Francia”. E’ arrivato il momento di crederci davvero.

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