Il ministro della Cultura Dario Franceschini (foto LaPresse)

Zombi Franceschini

Guido Vitiello
Il grosso di ciò che si stampa in Italia merita di sprofondare in continenti sommersi. Gli inediti lasciamoli stare. “Faremo la Biblioteca Nazionale dell’Inedito. Un luogo dove raccogliere e conservare per sempre romanzi e racconti di italiani mai pubblicati”. Lì per lì non ho capito l’entità della minaccia.

L’altra notte non ho chiuso occhio, per colpa del ministro Franceschini. O meglio per mia imprudenza, perché il saggio non dovrebbe mai attardarsi su internet nella delicata fase ipnagogica: c’è il rischio che la mente individuale si impigli come una mosca nella vasta ragnatela delle fantasticherie generate da una mente collettiva e insonne, e che la pervagatio mentis contro cui ammonivano gli asceti si faccia così forsennata da gettarci nell’agitazione e nell’irrequietezza. E insomma, a farla breve, ho letto nel dormiveglia questo tweet del ministro: “Faremo la Biblioteca Nazionale dell’Inedito. Un luogo dove raccogliere e conservare per sempre romanzi e racconti di italiani mai pubblicati”. Lì per lì non ho capito l’entità della minaccia. Speravo di cavarmela con una scrollata di spalle e una risata, davanti a questo grottesco analogo letterario dei cimiteri dei feti abortiti, e di assopirmi su una nota di buon umore. Ma poi i pensieri hanno preso ad associarsi ad altri pensieri, a proliferare con la rapidità di una colonia di batteri, e si è generato un vortice impossibile da contenere: di qui la notte in bianco, e due occhi sbarrati nel buio.

 

Qualcosa di simile dev’esser capitato a Roberto Calasso quando lesse sul New York Times Magazine un servizio di Kevin Kelly, già direttore di Wired, sul futuro del libro (lo racconta ne “L’impronta dell’editore”). Vi era adombrato il sogno di una Biblioteca Universale che raccogliesse non solo tutti i libri mai scritti, ma anche una copia dei miliardi di pagine web morte e dei milioni di blog. “Si tratta forse della forma più avanzata di persecuzione che sia stata descritta: la vita assediata da una vita dove nulla si perde e tutto è condannato a sussistere, sempre disponibile, soffocante”, commentava Calasso, a cui le pagine web sottratte alla giusta sepoltura suggerivano un’immagine da film dell’orrore: “Sono queste i veri morti viventi che ci assediano”.

 

[**Video_box_2**]Franceschini, con il suo demenziale annuncio, si candida a capeggiare un’altra orda di zombi, e vi aggiunge il sinistro tocco archivistico e burocratico di un’iniziativa ministeriale. Mi rigiravo nel letto al pensiero di milioni di romanzi che escono nottetempo dai cassetti, strisciano sui pavimenti, sfilano foglio dopo foglio sotto le porte e si mettono in marcia verso un palazzo dai corridoi infiniti: una scena che forse solo il Terry Gilliam di “Brazil” saprebbe girare. Ero in lotta con me stesso. Altro che Biblioteca dell’Inedito, diceva la mia metà diabolica, il grosso di quel che si stampa oggi in Italia meriterebbe di sprofondare in un vasto continente sommerso. Ma la metà angelica aveva a cuore i lettori futuri, a cui il ministro vorrebbe precludere la più grande melanconica gioia del bibliofilo: fantasticare su libri perduti e per sempre inattingibili, come quelli descritti nella “Biblioteca” di Fozio. Era stato un vecchio sogno di Montesquieu: “Oggi che sono di moda le collezioni e le biblioteche”, annotava, “occorrerebbe che qualche scrittore laborioso volesse fare un catalogo di tutti i libri perduti che vengono citati dagli autori antichi”. Guai se lo si trasformasse nell’incubo degli Inediti che di notte assediano barcollanti le biblioteche.

 

Si racconta che per sfuggire alla censura ecclesiastica certi editori cinquecenteschi indicassero Atlantide come luogo di stampa. E’ bene che il continente sommerso resti sommerso, e che soprattutto mi lasci dormire in pace.

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