L'Irlanda è stato il primo paese al mondo a introdurre le nozze tra omosessuali per via referendaria (foto LaPresse)

"Perché nella mia Irlanda oggi è morta la democrazia"

Vittoria del sì nel referendum irlandese sulle nozze gay. "L’establishment politico e culturale ha distrutto il tessuto della società, chi come me si è opposto alla mentalità dominante è stato dipinto come un pazzo reazionario". Parla John Waters, scrittore anti conformista, giornalista ed ex columnist dell'Irish Times. Il silenzio dei "vescovi codardi" e la chiesa d'Irlanda diventata "inutile" - di Mattia Ferraresi

“Questo giorno sancisce la morte della democrazia nel mio paese, l’establishment politico e culturale ha distrutto il tessuto della società, il sistema educativo ha totalmente rivoluzionato la testa delle persone e chi come me si è opposto alla mentalità dominante è stato dipinto come un pazzo reazionario”. Parlando con il Foglio, John Waters non usa mezzi termini per descrivere la portata della vittoria del matrimonio gay in Irlanda, sancita con una riforma costituzionale approvata, secondo i primi risultati, con una maggioranza schiacciante. Un risultato così netto non se lo immaginava nemmeno lui, che pure negli ultimi sedici mesi è stato oggetto di una selvaggia operazione di ostracismo culturale dei liberal, che l’ha precipitato da acclamato columnist dell’Irish Times  – giornale che ha guidato la campagna per il “sì” – a icona del pensiero omofobo e impresentabile, ovviamente cattolico, lui che si è definito un “agnostico non praticante”. L’invettiva di una drag queen di nome Panti lo ha confinato sul lato debole della storia, la sua ex compagna Sinead O’Connor ha perfino detto pubblicamente che è “depresso e non vuole ammetterlo”.

 

Nella campagna per il referendum ha sperimentato il livore del pensiero unico, che lo ha accolto con le uova, i sassi, le minacce, ma anche con una più sottile e pervasiva campagna di intimidazione psicologica, quella che ha portato gli sparuti donatori della sua associazione First Families First a implorare che i loro nomi non uscissero pubblicamente. La chiama una “guerra civile mentale” e “un grottesco attacco alla libertà di espressione”, il ricatto di una minoranza che “impedisce a chi la pensa diversamente di esprimersi”.  “I miei argomenti sono indicibili – continua Waters – e io non ho mai tirato fuori argomenti religiosi, ho cercato di usare un linguaggio e una linea argomentata puramente laica, spiegando che siamo di fronte a una violazione innanzitutto delle idee liberali, ma sono stato demonizzato. Avessi usato il vocabolario cattolico potrei capire che la cultura dominante ormai l’ha spazzato via, ma non l’ho fatto. Figurati che molti, specialmente i giovani, non sanno nemmeno che si trattava di una riforma della Costituzione, non di un semplice referendum, ma pensano sia un gesto di compassione nei confronti dei gay, si sono bevuti un sacco di balle”. 

 

[**Video_box_2**]E’ stato piuttosto esplicito, durante la campagna, nel denunciare la timidezza della chiesa cattolica, ma mentre lo spoglio delle schede sancisce la vittoria del “sì” non cerca attenuanti, dice che la chiesa è “fucking useless”, fottutamente inutile, “e citami pure, mi raccomando”. “I vescovi sono dei codardi, non hanno fatto praticamente nulla per fermare questa barbarie, e i due o tre che hanno fatto qualcosa sono stati pugnalati alle spalle dai loro superiori. Settimane fa ho implorato il nunzio in Irlanda di chiedere alla Santa Sede di prendere posizione, e non è successo nulla”. Certo, ammette Waters, la chiesa irlandese ha pagato un prezzo enorme per il dramma degli abusi del clero, attorno al quale è stata montata una campagna denigratoria dei media che va molto oltre quel capitolo oscuro, “ma questa non può essere una giustificazione per rimanere in silenzio”. “I media irlandesi – conclude Waters – sono violentemente ostili alla chiesa, vogliono distruggere tutto quello in cui crede, ma lo stesso i preti e vescovi vogliono blandirli, cercano di piacere loro, e hanno paura di dire la verità”.