In Francia arriva la "carta etica" per far parlare tutta la stampa in omosessualmente corretto

Mauro Zanon
Ecco le linee generali della “carta etica” fabbricata dall'Association des Journalistes Lgbt (Ajl), alle cui regole si sono sottomessi più di venti organi mediatici, tra giornali, radio e pagine web.

Parigi. D'ora in avanti le famiglie omoparentali dovranno imperativamente essere menzionate negli articoli consacrati alla rentrée e alle vacanze scolastiche. Bando ai sensazionalismi quando si parla della trasformazione fisica delle persone trans, massima precisione e completezza informativa invece, quando si deve rendere conto della diversità della comunità Lgbt: parlare dei gay, delle lesbiche, dei bisessuali, dei transessuali certo, ma senza dimenticare gli intersessuali. E poi naturalmente rispettare l'insieme dei lettori, degli ascoltatori e dei telespettatori, dando ampio spazio alle problematiche evidenziate dalle associazioni Lgbt, e allo stesso tempo prevenire e denunciare all'interno di ogni redazione ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere.

 

Sono queste le linee generali della “carta etica” fabbricata dall'Association des Journalistes Lgbt (Ajl), alle cui regole si sono sottomessi più di venti organi mediatici, tra giornali, radio e pagine web. Si chiama “les Médias contro l'homophobie” ed è stata presentata sulle pagine di Libération venerdì scorso, in concomitanza con la Giornata internazionale di lotta contro l'omofobia e la transfobia. I firmatari della carta si impegnano de facto ad aumentare la visibilità della comunità Lgbt – e soprattutto delle “invisibili lesbiche”, “poco rappresentate”, come scritto al punto tre del documento –  e a modellare in seno alle rispettive redazioni squadre di giornalisti che parlano e scrivono secondo i dogmi dell’omosessualmento corretto. La stampa progressista c´è tutta: Monde, Libération, Médiapart, Inrockuptibles, Slate, Rue89 e pure l'Equipe, il primo quotidiano sportivo francese.

 

[**Video_box_2**]“Bisogna insistere sul numero elevato di atti omofobi”, ha scritto l'associazione dei giornalisti Lgbt su Libé. Atti, che secondo le cifre cui si rifà l´Ajl – cifre naturalmente uscite da sondaggi di Sos Homophobie, associazione finanziata generosamente dal governo socialista – sarebbero aumentati in maniera esponenziale con le sfilate della Manif pour tous, il movimento pacifico e spontaneo nato nel 2013 per protestare contro le politiche zapateriste di Hollande e compagni. I giornalisti omo corr. “rischiareranno le coscienze”, se eviteranno “automatismi” e “cliché”, ma soprattutto respingeranno il pericolo di “alimentare l'immaginario della paura e dell'odio contro quelle e quelli che non si iscrivono nella norma”, si legge nella “tribune” apparsa su Libé. L'Association des Journalistes Lgbt è la stessa che lo scorso anno aveva offerto in dotazione a tutte le redazioni progressiste di Francia un kit di bon ton Lgbt per essere al passo coi tempi, un vademecum per imparare a utilizzare il linguaggio Lgbt senza refusi intitolato “Informare senza discriminare”. Gay Pride? Ė discriminatorio, si dice “marcia della fierezza”. E l'espressione “Confessare l'omosessualità”? Deve essere messa al bando perché induce a pensare che l'omosessualità sia una colpa.

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