Arrigo Levi alla presentazione del libro "Per l'Italia, per l'Europa. Conversazione con Arrigo Levi" di Emilio Colombo a palazzo Giustiniani. Roma 06 marzo 2014 (Ansa/Angelo Carconi)

È morto Arrigo Levi

Era uno degli ultimi grandi vecchi del giornalismo italiano della Prima Repubblica. Popolarissimo commentatore del tg Rai, direttore della Stampa e consigliere per le relazioni esterne di Ciampi e Napolitano

È morto stanotte nella sua casa romana Arrigo Levi. Aveva 94 anni. Ex direttore della Stampa ed editorialista del Corriere della sera, era nato a Modena il 17 luglio 1926. Era tornato a casa dopo un lungo ricovero dovuto a problematiche legate all'età: in ospedale quando aveva sentito approssimarsi la fine e ha cantato l'inno d'Israele e una filastrocca modenese, legata probabilmente alla sua infanzia. I funerali saranno in forma privata a Modena nei prossimi giorni.

   

Nel recensire “Gente luoghi vita”, una sorta di autobiografia attraverso una antologia dei suoi pezzi, Maurizio Stefanini scriveva sul Foglio: “Studente di Filosofia a Buenos Aires e in Teologia a Londra, laureato a Bologna, locutore della Bbc, corrispondente da Londra della Gazzetta del Popolo e del Corriere, popolarissimo commentatore del telegiornale Rai, direttore della Stampa, commentatore per Times e Newsweek, e da ultimo consigliere per le relazioni esterne di due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, Arrigo Levi è, assieme a Eugenio Scalfari, l’ultimo dei grandi vecchi del giornalismo italiano della Prima Repubblica. Forse rispetto a Scalfari, e malgrado le recenti responsabilità istituzionali, ha influito di meno nella storia italiana, ma in compenso è stato un testimone molto più importante della storia internazionale. Specie della Guerra fredda (gli capitò di essere depositario della prima dichiarazione pubblica con cui Kruscev riammetteva la Yugoslavia nel campo socialista). Le sue pagine ci parlano dell’America di Kennedy e della lotta per i diritti civili, della Primavera di Praga, della Ostpolitik, della regina Elisabetta, di pericolo atomico e dialogo tra le fedi”.

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