A Torino, lo sgombero dell'Asilo Principe di Napoli occupato (foto LaPresse)

Perché l'Italia è il paese sviluppato con il più alto numero di occupazioni

Maurizio Stefanini

Non solo il Nuovo Cinema Palazzo di Roma. Nel nostro paese i casi di squatting sono 50 mila, spesso legittimati da una legge applicata in modo troppo lasco. Lo studio dell'Ipri

Sgomberato in prima mattinata, è stato già rioccupato alle 10 il Nuovo Cinema Palazzo di San Lorenzo. Una decina di attivisti ha rotto i sigilli ed è subito rientrata nella struttura, che dal 2011 è appunto sotto il controllo di un gruppo di organizzazioni che vogliono impedire la trasformazioni in un casinò. Era stata la Corte d’Appello di Roma a ordinare di saldare le porte di metallo.

 

Ironicamente, il tutto è avvenuto alla vigilia della presentazione di un International Property Right Index (Ipri) 2019, dove il case study riguarda appunto “The Problem of Squatting in Italy: a New Approach by the Court”. A cura di Giuseppe Portonera dell’Istituto Bruno Leoni, lo studio spiega come l’Italia è il paese sviluppato in cui avviene il numero più elevato di occupazioni.

 

Nello studio l’ammontare dei fenomeni di “squatting” a livello mondiale, nel 2004, ammonta a un miliardo di casi. La previsione è che entro il 2030 si arriverà a 2 miliardi ed entro il 2050 a 3 miliardi. La gran parte nei paesi più poveri, ma in Italia ce ne sono ben 50.000. 7.000 a Roma, 3.000 a Palermo, 200 a Genova, 100 a Catania, 1.000 a Reggio Calabria, 24 a Torino, 19 a Venezia. Come ricorda lo studio, l’occupazione di proprietà altrui è punita dall’articolo 633 del Codice penale italiano, con pene fino a quattro anni di reclusione e a 2.064 euro di multa. Anche l’articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà, e l’indicazione che essa deve avere una “funzione sociale” non dà affatto la libertà di esproprio unilaterale da parte di privati.

 

L’articolo 54 dello stesso Codice penale, però, prevede che “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”. La Corte di Cassazione ha sempre ripetuto che questo “stato di necessità” va individuato in modo rigoroso, ma di fatto i tribunali italiani lo hanno usato per sancire una sorta di diritto a occupare.

 

Tra 2017 e 2018, infine, sia il Tribunale di Roma sia la Corte di Cassazione hanno condannato lo stato a risarcire il danno a un proprietario a cui non si era riusciti a restituire la proprietà: è un passo avanti importante, anche se finisce per scaricare il problema sui contribuenti, già gravati da un livello di tassazione pari al 42,4 per cento del pil. Il nuovo clima è stato registrato anche nella circolare con cui il primo settembre 2018 il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dato disposizioni ai prefetti di sgomberare il più possibile. “Sfortunatamente – osserva lo studio – questa nuova linea politica non è durata”. Poco dopo, il decreto sicurezza dello stesso Salvini ha invece tolto allo stato l’onere di risarcire i danni da mancato sgombero appena stabilito dalle citate sentenze. La storia del Nuovo Cinema Palazzo dimostra che di fatto tutto prosegue come prima.

Di più su questi argomenti: