Foto LaPresse

Mele sì, cavolfiori no. La passione dei 5 stelle per le mozioni inutili

Fabiana Giacomotti

La giunta di Torino approva: niente orti, solo alberi da frutto

Milano. “Ruralizzazione della città: frutteti a Torino”. Le parole hanno un valore anche in tempi beceri come questi, dunque una definizione che rimanda ai tempi della politica agraria fascista di primo acchito mette in allarme.

Invece, essendo espressione di pugno della consigliera torinese pentastellata Viviana Ferrero, la pasionaria dei No Tav con lo stesso filo di perle delle madamin che sabato hanno idealmente dato il benservito alla sua giunta, si può solo leggere fra le righe della mozione che ha fatto approvare ieri in giunta (con i soli voti grillini, gli altri astenuti) e sorridere.

 


Viviana Ferrero (foto LaPresse)


 

“Premesso che mangiare frutta è fondamentale per la nostra salute”, verga Ferrero, e che “per secoli le città sono state alimentate dalle campagne ma poi, con l’esplosione demografica, esse sono diventate luogo di approdo di rotte commerciali ma di poca produzione”, e considerato che “le esperienze di orti urbani sono già presenti nei regolamenti ma non prevedono la frutticultura… che rappresenta per i nostri bambini una vera educazione ambientale esperienziale”, si invita la giunta a “realizzare nelle circoscrizioni periferiche” spazi dedicati alla coltivazione di piante da frutto. Insomma, quattro meli in collina da “affidare a cooperative e cittadini”, sentito il parere dell’università (e, si spera, anche dell’assessorato alla tutela dei beni ambientali).

 

In apparenza, nulla di che. Epperò, giusto per stare nell’ortofrutta: mele sì e cavolfiori no? Avanti coi peri, vade retro broccoli? Non sappiamo perché la consigliera Ferrero in perle e ricci scarmigliati si opponga, per esempio, ai pomodori che crescono agevolmente nelle cassette sui terrazzi e nelle scuole, e che anche loro “si possono raccogliere e consumare immediatamente” e perché voglia invece piantare dei meli o dei nespoli che, a crescerli bene, raggiungono anche i sei metri di altezza.

 

Però lo immaginiamo e glielo diciamo, gentile consigliera (abbiamo provato a cercarla, ci ha appeso il telefono in faccia: noi arriviamo dall’economia dei beni di lusso, madame, siamo abituate a essere trattate con cortesia e mazzi di fiori).

 

Gli orti in città sono un progetto di grande successo promosso, però, da tutte le giunte verdi e piddine degli ultimi vent’anni. Nella sua Torino, la vigna della Regina, unico vigneto metropolitano d’Italia e fra i pochi d’Europa, è stato promosso fra il 2003 e il 2006 dalla giunta di Sergio Chiamparino con il ministero dei Beni Culturali, all’epoca retto da Giuliano Urbani. 

 

Forse, proseguendo lungo la stessa strada, non le sembrerà di onorare abbastanza il governo del cambiamento. Quindi non vuole verdure, non facili coltivazioni come ne abbiamo sperimentate tutti alle scuole elementari, ma pesche, albicocche. E, magari, in atmosfera protetta, di serra, qualche banana.

Di più su questi argomenti: