Artisti fantasma e bugie democratiche. Tutto il meglio della scorsa settimana

Fake Artists

“Gabriel Parker, Ana Olgica e Karin Borg sono alcuni degli artisti più ascoltati su Spotify ma è impossibile trovarli altrove. Le loro tracce raccolgono oltre 40 milioni di ascolti sulla piattaforma di streaming, eppure non hanno mai pubblicato un album, non hanno un profilo sui social, non usano Facebook né Twitter, non postano foto su Instagram né interagiscono con gli utenti. Sembrano non esistere, un fatto curioso per un mercato musicale che sfrutta fino all’ultimo fenomeno per fare cassetta e non si lascia certo sfuggire chi viene ascoltato da milioni di persone nel mondo. Una spiegazione ha provato a darla il magazine statunitense Music Business Worldwide. Questi, sostengono, sarebbero degli artisti ‘fantasma’, ovvero pseudonimi di artisti reali che nascondo il proprio nome per permettere a Spotify di guadagnare di più”.

Alessio Lana, “Milioni di clic su Spotify ma cantanti fantasma”, Corriere della Sera, 24 agosto


 

Vincino, Sciascia

“Ancora poche settimane fa, sul Foglio, il suo giornale fisso insieme al Corriere della Sera, era tornato all’immaginario palermitano disegnando i Bagni Virzì, dicendo che questi avevano ‘unificato l’Europa con il miglior fritto di calamari e gamberi di tutto il Mediterraneo’, gl’importava poco che nessuno sapesse cosa mai fossero, era comunque il suo modo di fare ancora una volta ritorno al luogo dell’origine, assodato che, spiega Karl Kraus, ‘l’origine è la meta’, i Bagni Virzì, ebbene ormai scomparsi, hanno rappresentato per Palermo ciò che per l’algerino Albert Camus rappresentavano i Bagni Padovani di Orano, gli stessi di cui si narra ne ‘Lo straniero’. […] Vincino è stato il Leonardo Sciascia della satira italiana, sia detto senza retorica, sia detto fuori d’ogni iperbole cerimoniale ora che non c’è più. Vincino è stato un amico, Vincino disegnava in modo straordinario, e questo nonostante alcuni pensassero invece che i suoi disegni, le sue vignette fossero popolati da sgorbietti formicolanti, quasi un ragno tracciasse ogni faccina. La faccina di Andreotti, la faccina di Berlinguer, la faccina di D’Alema, la faccina di Berlusconi, addirittura quella di Di Maio”.

Fulvio Abbate, “Vincino visto da Fulvio Abbate”, Il Dubbio, 22 agosto


 

Opposizione a zona

“Ricapitolando: il Pd attacca i verdi e coccola i gialli, Forza Italia fa il contrario. In sostanza non esiste un’opposizione al governo gialloverde. Esistono due opposizioni ‘a zone’”.

Gianfranco Rotondi, deputato Forza Italia, Twitter, 24 agosto

 


Allarme stronzismo

“Stai facendo soffrire 150 persone per prendere 100 voti in più. Salvini, fattene una ragione, non sei razzista: sei solo stronzo”.

Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Twitter, 23 agosto

 

 


 

20-14 = Diciotti

“Di Maio, parlando a ‘In Onda’, su La7, ha detto che ‘alla Ue diamo 20 miliardi e ne riceviamo 12’. Ovviamente, i due brillanti conduttori (Telenzo e Parese, credo si chiamino) non hanno fatto un plissé sul numero. Ma la cosa non è più grave di altri silenzi su ben altri sfondoni, visto che i numeri non sono immediatamente reperibili (pensate quanto sono conciliante). Di Maio ha poi ripetuto il numero magico oggi, minacciando la Ue cattivona di non pagare più i ‘venti miliardi’, se non daranno seguito alla redistribuzione dei migranti bloccati a bordo della nave Diciotti della nostra Guardia Costiera. Yawn. […] Con un complesso algoritmo, scopriamo quindi che l’Italia non solo non paga i famosi 20 miliardi alla Ue (sono poco meno di 14) ma è contributore netto della Ue per soli 2,5 miliardi di euro annui, che poi sarebbe lo 0,15 per cento circa del pil. So che non vi potrà fregare di meno ma la Germania è contributore netto per 13 miliardi annui. Con buona pace dei nostri masanielli della propaganda e dei loro volenterosi intervistatori”.

Mario Seminerio, “Piccole bugie democratiche e popolari”, Phastidio.net, 23 agosto


 

Capitali in fuga

“La fuga degli investitori internazionali dall’Italia non si ferma. Gli ultimi dati della Banca centrale europea confermano lo scarso appeal dei titoli di Stato sui mercati. A maggio il calo era stato di 34 miliardi di euro. A giugno le vendite sono state ancora più alte: 38 miliardi. Cosa sta accadendo? Si fa sentire l’aumento dei tassi americani, che rende più conveniente spostare i capitali e l’acquisto dei solidissimi Treasuries. Ma c’è soprattutto un aumento della sfiducia verso l’Italia. Le prospettive di crescita dell’economia sono in calo, e nel frattempo il governo promette di andare allo scontro con l’Europa per ottenere un aumento del deficit ben oltre lo 0,9 per cento scritto nell’ultimo documento di economia e finanza. Di fronte a questo l’atteggiamento della maggioranza giallo-verde è ambiguo. Da un lato c’è il ministro del Tesoro Tria, che insiste nella strategia di prudenza. Dall’altra il resto o quasi del governo, che minaccia di sforare il 3 per cento nel rapporto deficit-pil e dice apertamente di temere la tempesta perfetta sull’Italia”.

Alessandro Barbera, “Perché la fuga degli investitori internazionali dall’Italia non si ferma”, La Stampa, 22 agosto

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