Dopo Beyoncé, il Louvre ha fatto il boom. Perché è stata cacciata dal Colosseo?

Mauro Zanon

Il monde racconta che il museo parigino è tornato cool anche grazie al video dell'ultimo singolo “Apeshit”

Parigi. Una certa Francia ha arricciato il naso quando le due star americane Beyoncé e Jay-Z hanno avuto il permesso di girare il video del loro ultimo singolo, “Apeshit”, nelle monumentali sale del Louvre, il museo più frequentato al mondo. E c’è chi ha detto che il tempio francese dell’arte sia stato “infangato” dal videoclip dei divi americani, con quel loro look bling bling ostentato sullo sfondo di alcuni capolavori del patrimonio artistico occidentale. Ma gli stessi che un mese fa avevano manifestato il loro sdegno per la scelta pop dell’istituzione parigina sembrano già ricredersi alla luce degli effetti positivi in termini di pubblicità e di immagine che sta suscitando nei giovani.

 

 

Lunedì, il Monde ha raccontato fino a che punto la strategia di marketing del Louvre per avvicinare gli adolescenti all’arte classica si stia rivelando vincente, intervistando alcuni ragazzi che hanno deciso di tornare nel museo dopo aver visto il video di “Apeshit”. “Sono già venuta al Louvre, ma alcune opere viste nel videoclip mi hanno colpito”, ha spiegato al Monde una ragazza di 23 anni, Sofia, osservando il “Ritratto di donna nera” di Marie-Guillemine Benoist, olio su tela simbolo della libertà. “Era da un po’ di tempo che pensavo di portarla. Dopo aver visto il video di Beyoncé e Jay-Z, mi sono detta che era il momento giusto per farlo”, ha detto al quotidiano la madre di Eline, che a 13 anni, nonostante la vicinanza, non aveva ancora visto la Nike di Samotracia dal vivo. Per la direttrice delle relazioni esterne del Louvre, Anne-Laure Béatrix, queste testimonianze sono sinonimo di successo. “Cerchiamo di trovare delle partnership che hanno un senso”, ha spiegato al Monde Béatrix. Le ricadute sui biglietti venduti sono difficilmente quantificabili secondo il Louvre, ma per il mediatore culturale del museo, Pierre-Hadrien Pouloin, è scattata una “scintilla”. “Quando utilizziamo questo tipo di riferimenti culturali scatta una scintilla nei giovani. Il Louvre diventa un marchio cool, dove possono accadere cose interessanti”, ha detto Pouloin. Dal 16 giugno, data della sua pubblicazione, il videoclip ha registrato 80 milioni di visualizzazioni su YouTube, e da metà luglio al Louvre è disponibile un percorso ad hoc con diciassette tappe che comprendono i capolavori mostrati da Beyoncé e Jay-Z.

 

La cantante statunitense (con o senza coniuge non è ancora chiaro) avrebbe voluto girare il videoclip di una canzone del suo nuovo album “Everything is love” anche all’interno del Colosseo, di notte, sotto il cielo romano, il 7, il 9 e il 10 luglio. Ma la richiesta, che inizialmente si pensava fosse stata respinta per la registrazione di un programma di Alberto Angela, sarebbe stata negata soprattutto per questioni burocratiche. “In considerazione della complessità del monumento e della visibilità internazionale, l’iter doveva prevedere la presentazione con congruo anticipo di un progetto dettagliato in linea con le politiche culturali del Parco”, ha scritto in un comunicato il Parco Archeologico del Colosseo, l’ente responsabile dell’Anfiteatro Flavio. Può essere analizzato come un episodio isolato, ma in realtà questa storia ci dice molte cose sulle situazioni in cui si trovano i due paesi. Da una parte c’è un modello, quello francese, che funziona e abbraccia la modernità, attua scelte di rottura, anche a costo di far rizzare i capelli a una certa intellighenzia restìa al cambiamento, e c’è soprattutto un presidente, Emmanuel Macron, che riflette questo spirito d’iniziativa. Dall’altra c’è una nazione, l’Italia, che potenzialmente può essere un modello per tutti, ma resta ancora prigioniera dei suoi mali, a partire dalla sua burocrazia elefantiaca.

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