Le mezze verità di Raggi sul turismo a Roma

Aumentano le presenze turistiche nella capitale, ma per gli albergatori non si traducono in maggiori guadagni

Maria Carla Sicilia

Con pochi numeri e molte aspettative il sindaco Virginia Raggi ha presentato oggi l'andamento del settore turistico a Roma. In un anno e mezzo di amministrazione a 5 stelle i flussi turistici secondo Raggi hanno cambiato pelle, diventando più internazionali, di qualità e sostenibili, in barba a tutto quello che da mesi sostengono le organizzazioni di settore. I numeri forniscono un quadro parzialmente positivo: rispetto all'anno scorso le presenze sono aumentate del 2,6 per cento, raggiungendo 35,5 milioni di visitatori. Di questi oltre 147mila hanno scelto di alloggiare in un albergo a 5 stelle, portando un aumento del 5 per cento delle presenze in questa fascia di hotel. E' cresciuta anche la presenza di turisti stranieri: l'anno scorso in 20,5 milioni hanno visitato Roma, il 2,8 per cento in più rispetto al 2016. Stati Uniti, Giappone e Spagna sono i primi paesi stranieri per provenienza. La fonte è l'Ente bilaterale del Turismo della Regione Lazio, che ogni anno scrive un bilancio dettagliato del turismo regionale descrivendo anche molte altre variabili: la permanenza media, le altre fasce alberghiere preferite dai turisti, il tasso di occupazione delle camere. Tutti dati che nella conferenza stampa di oggi non sono stati presentati e che però risultano utili per capire l'insieme delle cose.

  

Per esempio, a sentire gli operatori del settore gli affari non danno troppe soddisfazioni nella capitale. Il primo punto che emerge confrontando i dati tra le città è che a Roma le camere d'albergo non si riempiono. I dati forniti da Federalberghi dicono che tra gennaio e novembre 2017 l'occupazione delle camere è al 71,9 per cento, solo lo 0,4 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Milano in un anno ha fatto un balzo fino a raggiungere la stessa percentuale di Roma, 71,6 per cento, ma partendo dal 66,4 per cento del 2016. E non c'è solo Airbnb a sottrarre clienti alle strutture tradizionali. Il problema principale è quello della ricettività abusiva che, sommata alla breve permanenza in città (2,3 notti in media) abbassa i ricavi medi per stanza. Non è un caso che l'indice di reddititività delle imprese del settore a Roma, sempre secondo Federalberghi, sia più basso rispetto a Milano e Torino.

  

Il problema è noto all'amministrazione comunale, ma per il momento l'unica azione di contrasto è quella dei controlli, che secondo il sindaco hanno portato a 827mila euro di sanzioni. In altre città intanto si sperimenta. Venezia, che con il turismo ha un rapporto di “odio e amore”, ha costruito una mappa che mostra tutte le strutture a norma dichiarate al Comune. Ci si può iscrivere se non si è presenti e si può anche segnalare se nel proprio palazzo si ha il sospetto che ci sia un affittacamere non dichiarato. Un modo per garantire trasparenza, ci spiega l'assessore Paola Mar, ma anche sicurezza. “Per noi è importante sapere chi c'è in città e per questo abbiamo aperto un dialogo con il ministero proponendo che venga istituito un albo per censire le locazioni turistiche, compresi anche gli intermediari come Airbnb”.

  

Eppure per l'amministrazione Raggi quanto presentato oggi basta a dimostrare che il settore è in ottima salute e continuerà ad esserlo, anche grazie agli eventi che l'assessorato al Turismo sta mettendo a punto: dalla festa delle botteghe storiche di Roma al festival del gelato, fino agli itinerari alternativi che comprendono percorsi religiosi e storici. Di grandi eventi nemmeno l'ombra, perché, come spiega la presidente della commissione Turismo Carola Pinna, l'obiettivo è mettere a sistema tante singole iniziative raccogliendo ciò che si organizza di municipio in municipio. Per fare tutto ciò il sindaco Raggi ha ripristinato il dipartimento del Turismo e lo ha finanziato con 3 milioni di euro l'anno, mentre prima – spiega l'assessore Adriano Meloni in conferenza stampa – aveva a disposizione solo 20mila euro. Così mentre a Milano promuovono un modello turistico che offre settimane di eventi tematici, gratuiti e non, a Roma si sceglie il modello che mette al centro la festa di quartiere. Il risultato, pubblicato nelle stesse ore della conferenza stampa del Campidoglio, è che secondo il Global Destination Cities Index di Mastercard, Milano è la prima città italiana nella classifica di quelle più visitate al mondo (quattordicesima), mentre Roma arriva tre posizioni più in basso.

   

Video di Luca Prizia

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