Laura Boldrini (foto LaPresse)

#stoconLaura. Il primo giorno di Boldrini liberata (e candidata)

Marianna Rizzini

L'annuncio ufficiale della discesa in campo in LeU e la dismissione della gravitas da Presidenta-presidente della Camera

Roma. E’ la fine dell’Avvento, ma Natale c’entra soltanto per concomitanza temporale. Venerdì, infatti, giorno di anti-antivigilia, è scesa ufficialmente in campo la candidata ufficiosa tanto a lungo attesa tra le Libere e Uguali, come dice lei, e tra i Liberi e Uguali, come dicono quelli che ancora non hanno capito le potenzialità della sigla LeU, leggibile al femminile come al maschile – specie all’indomani della polemica che ha investito i candidati uomini della sinistra-sinistra, trovatisi a combattere, dopo la presentazione del simbolo, contro un esercito internettiano femminista. Ma ora ogni indugio è rotto, e Laura Boldrini, presidenta-presidente uscente della Camera, ha scelto il pomeriggio quasi natalizio per dismettere la gravitas con cui pronunciava, agli esordi, la sillaba finale del cognome “Rodo-tà”, aspirandola in “Rodo-thà”, nei giorni duri della tentata (e fallita) elezione di un presidente della Repubblica di sicuro credo benecomunista.

 

Non che il grande giorno non fosse stato annunciato: l’hashtag #stoconLaura spiccava sulla pagina Facebook della presidenta-presidente molte ore prima che Boldrini varcasse la soglia della Fondazione Pastificio Cerere in quel di San Lorenzo, quartiere universitario della capitale, attesa da “amiche e amici”, come chiama lei le compagne e i compagni ora pronti a essere traghettati verso il futuro – è infatti il futuro una delle parole chiave della Boldrini pre-elettorale (fare politica, ha scritto, significa “andare nei luoghi dove il futuro accade già”). Sia come sia, la sua discesa in campo, nel presente, appare in qualche modo di sollievo per la porzione di Libere e Uguali e Liberi e Uguali preoccupati per la presenza potenzialmente non bilanciata di Pietro Grasso al vertice della formazione gauchiste – troppo ex magistrato? O troppo “di mondo”, come diceva Marco Travaglio nel lontano 2013? Ma ora Boldrini c’è, anche se era stata data per persa, in LeU, nei tempi (recenti) in cui ancora non era stato dato per perso il suo ingaggio con Giuliano Pisapia. Boldrini c’è e sorride come mai sorrideva quando, a ogni istante, ricordava con gli occhi di essere l’incarnazione dolente della società civile che si carica sulle spalle l’universo mondo  diseredato.

 

“Eccoci qui”, diceva la Laura liberata dal palco del Pastificio, esprimendo “gratitudine” per gli ex compagni vendoliani che la candidarono come volto extra partitico, già portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Ma ora Boldrini rivendica il diritto di lanciarsi nella battaglia partitica in nome della lotta retrospettiva al riformismo “divisivo” altrui. Bisogna cambiare, dice, e la direzione la tracciano le altre parole chiave: “periferie” (luoghi dove non ci sono “tappeti rossi”, dice), “antifascismo” (guai alla sottovalutazione), “Stati Uniti d’Europa” (tanto più che sull’Europa Boldrini ha scritto un libro, “La comunità possibile”, Marsilio), e ovviamente “femminismo” (negli Stati Uniti “è la parola dell’anno”). La sinistra “o è innovazione o non è”, dice infine, a chiusura di quello che sembra a tutti gli effetti il primo comizio della nuova era boldriniana (basta che l’innovazione non la facciano gli altri, vedi Jobs Act).

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.