Spegni quella sigaretta, Corto! L'ultima battaglia del Codacons

Maurizio Stefanini

L'Associazione dei consumatori si lancia in una nuova, assurda campagna: il personaggio di Hugo Pratt incita i giovani a fumare

L'ultimo è stato Corto Maltese, ma prima ancora sono venuti i vaccini, i Pokémon, Grande Fratello Vip e la piattaforma galleggiante di Christo, Little Tony e il guardalinee malese Awang Hamat. Cosa hanno in comune tra di loro? Sono tutti nemici dei consumatori, secondo il Codacons.

 

L'eroe di Hugo Pratt famoso per l'eterna sigaretta in bocca ci va ora di mezzo appunto come istigatore “subliminale” al vizio del fumo: così recita la denuncia sporta sabato presso l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni e la Procura della Repubblica di Roma. Oggetto: la nuova storia inedita di Corto Maltese “Equatoria”, pubblicata a puntate sul quotidiano Repubblica e presto in uscita in volume per Rizzoli Lizard. La raffigurazione dell’eroe così caratterizzato dal suo vizio “potrebbe integrare una possibile violazione del divieto di propaganda pubblicitaria dei prodotti da tabacco nonché una forma di pubblicità pericolosa contenente messaggi di istigazione al fumo, in particolare verso i minorenni”. La denuncia chiosa anche che “il divieto di propaganda pubblicitaria dei prodotti da fumo è esteso ai comportamenti posti in essere da chiunque, e non solo alle società produttrici di sigarette, come chiarito dalla Corte di Cassazione: ciò indipendentemente dall’esistenza, o non, di un accordo tra il titolare del marchio prioritario e colui che successivamente lo utilizzi negli elementi qualificanti”. L'auspicio è dunque, né più né meno, che grazie a queste pressioni “Maltese smetta di fumare”.

 

Bisogna riconoscere che il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, in breve Codacons, nato nel 1986 come “Associazione di Associazioni”, fa anche molte cose egregie. Il suo presidente è l’avvocato Carlo Rienzi, che si è candidato alle ultime amministrative a sindaco di Roma prendendo lo 0,21 per cento dei voti. Ad esempio, il Codacons ha avuto il coraggio di sostenere che le Olimpiadi di Roma potevano essere fatte senza eccessivi aggravi semplicemente grazie agli sponsor e aveva presentato un sondaggio da cui risultava che i cittadini volevano i Giochi nella Capitale. Poi ha chiesto il commissariamento del Comune di Roma se il sindaco Raggi avesse tardato ancora a fare la giunta. L'associazione ha anche preso le difese di oltre 500 risparmiatori nei procedimenti sul Monte dei Paschi di Siena aperti dalla magistratura, ha lanciato un’azione collettiva contro la tassa sui salvataggi bancari applicata da alcuni istituti e ha presentato ai Comuni italiani una Carta della Legalità e della Trasparenza.

 

Anche il grande Omero, è però noto, ogni tanto sonnecchia. E il Codacons, francamente, sembra farlo un po’ troppo spesso. Se la prende con Corto Maltese, ma ad esempio aveva difeso “Vexxed”, il film contro i vaccini di cui è regista Andrew Wakefield, condannato e radiato dal Medical Register del Regno Unito per aver pubblicato uno studio che metteva in relazione tra loro autismo e vaccinazione contro il morbillo, parotite e rosolia – tesi poi giudicata completamente priva di evidenze scientifiche da tutti gli studiosi e addirittura corroborata da dati fasulli. Come è noto, era stata prevista una proiezione al Senato, su iniziativa di Bartolomeo Pepe, che dopo essere stato eletto con i Cinque stelle era passato al Gal. Quando l’iniziativa fu stoppata dal presidente Piero Grasso, il Codacons presentò contro di lui un esposto al questore del Senato, spiegando che bloccare la visione avrebbe leso il diritto alla libertà di manifestazione del proprio pensiero garantita dall'articolo 21 della Costituzione. “Si può non essere d’accordo con una tesi ma non è tollerabile, in un paese democratico, impedire la proiezione di un film di cui non si condividono i contenuti”. Nell’ottobre del 2015 il Codacons era già sceso in campo contro i vaccini tout court, con un comunicato stampa in cui annunciava di essere pronta a “una raffica di denunce” contro il piano di “vaccinazioni di massa” di cui al tempo si vociferava: “Spaventare i medici che non ritengono di suggerire la vaccinazione a tutti i costi equivale a commettere una forma di violenza, della quale si può essere chiamati a rispondere dinanzi la giustizia”.

 

Il bello è che mentre sui vaccini il Codacons ritiene che la libertà degli individui venga prima della salute collettiva, a proposito di Pokémon GO l'Associazione sostiene la tesi contraria e ha presentato un esposto per chiedere il “divieto totale di diffusione dell’App Pokémon GO sul territorio italiano”. Secondo Rienzi, infatti, “giochi di questo tipo rappresentano un pericolo concreto perché vengono utilizzati in qualsiasi momento della giornata e distolgono i giocatori dalla dovuta attenzione verso la strada e l’ambiente circostante”. A proposito di manie dell'estate, il Codacons denunciò anche la passerella realizzata da Christo sul Lago d’Iseo. Un milione e mezzo di visitatori ci passeggiò sopra, ma l’associazione chiese alla Corte dei Conti di verificare “se ci fosse stato o no spreco di denaro pubblico”.

 

Un'altra battaglia del Codacons fu contro il Grande Fratello Vip, di cui chiese lo stop alle trasmissioni e il “licenziamento in tronco degli autori” per “sessismo e omofobia”. D’altra parte nel 2013 se l’era presa anche con “Ballando con le stelle”, quando Anna Oxa si era rotta una gamba. Ma se andiamo più indietro nel tempo, nel 2002 il Codacons chiese i danni al guardalinee malese Awang Hamat a nome dei tifosi italiani. Nel corso di una partita di Coppa del Mondo, Italia-Messico, Hamat aveva fatto annullare a Inzaghi un gol per un fuorigioco inesistente. Il massimo è stato però quando intervenne sul caso della bambina di Gangi, nelle Madonie, che nel maggio del 2015 aveva chiesto per il suo nono compleanno una torta con l’effige di Little Pony, personaggio dei cartoni animati per i più piccini evidentemente ignoto al pasticcere, che realizzò invece una pregevole glassa di Little Tony. Comprensibili i pianti della piccola, che peraltro la Hasbro subito consolò con l’invio di un pupazzetto, mentre il pasticcere si offriva di rimediare. Ma evidentemente questa soluzione sembrò troppo alla buona per il Codacons, che con un comunicato ha subito offerto “alla famiglia coinvolta nella vicenda la dovuta assistenza legale per inoltrare analoga causa dinanzi al Giudice di pace, in relazione alla delusione subita dalla bambina al momento di spegnere le candeline e al danno morale subito”.

 

Un dubbio: ma non è che il Codacons si impicci anche in cose che non gli spetterebbero? È proprio così, ha detto il Tar del Lazio quando nel 2010 respinse un suo ricorso contro l'ampliamento del novero dei potenziali fruitori dei voli di Stato. Sentenza 7.459: l'iscrizione del Codacons nel registro delle associazioni rappresentative a livello nazionale riguarda esclusivamente “la tutela dei consumatori e degli utenti in ordine ai fondamentali diritti previsti dal testo normativo in questione”. Non è una “legittimazione ad agire in giudizio così vasta da ricomprendervi qualsiasi attività di tipo pubblicistico che si riverberi economicamente in modo diretto o indiretto sui cittadini non in quanto consumatori e/o utenti, ma in quanto contribuenti”.

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