Riina resterà in carcere. Respinta la richiesta di scarcerazione

Redazione

Il boss della mafia, che versa in precarie condizioni di salute, è detenuto in regime di 41bis. Al momento è ricoverato all'ospedale Maggiore di Parma

Totò Riina rimarrà in carcere. I giudici del tribunale di Sorveglianza di Bologna hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa del Capo dei capi sul differimento dell'esecuzione della pena dell'ergastolo. Riina, che versa in precarie condizioni di salute è detenuto in regime di 41bis ed è ricoverato all'ospedale Maggiore di Parma.

 

L'avvocato Luca Cianferoni, il legale del capomafia, ha dichiarato che la decisione del tribunale è "ampiamente impugnabile" in Cassazione, in quanto il rigetto "implicitamente riconosce a Riina il fatto che deve rimanere ricoverato in ospedale". Per Cianferoni, si tratta di "meccanismi giuridici che non ci danno una ragione formale ma ci danno una ragione sostanziale. E' un'ordinanza impugnabile - ha ribadito l'avvocato - e proporremo il ricorso per Cassazione".

 

Il Capo dei capi La decisione del tribunale di Sorveglianza arriva nel giorno in cui in Sicilia i Carabinieri del Ros hanno sequestrato beni per 1,5 milioni di euro riconducibili al boss e alla sua famiglia. “Con il provvedimento che il tribunale di Palermo ha esaminato con l'urgenza che il caso richiedeva - ha spiegato il comandante del Ros, generale Giuseppe Governale - andiamo a colpire nella sostanza e nell'immagine il capo di Cosa nostra. Un capo che è certamente depotenziato sul piano fisico, ma che gli accertamenti, che sono recenti, confermano nell'indiscusso carisma, con un ruolo dietro le quinte, ma molto influente della consorte, Antonina Bagarella”. “Nelle intercettazioni - ha proseguito - si dice: ne parleremo con la signora, se hai qualcosa da dire vai dalla signora. Le cose sono rimaste com'erano, nessuno si permette di andare dalla signora Bagarella”. Insomma, secondo i militari dell'Arma, la moglie di Riina, risulta essere il tramite del marito, “una persona di grande carisma che incute rispetto per il cognome da sposata ma anche per quello da nubile, Bagarella. Per la sua grande capacità di tenere coesa la famiglia più vicina a se e la famiglia del suo mandamento. È un personaggio la cui figura non e' stata probabilmente a fondo esplorata”. 

  

L'ordinanza E anche i giudici bolognesi, respingendo la domanda di scarcerazione, confermano questa tesi. Salvatore Riina, si legge nell'ordinanza, “appare ancora in grado di intervenire nelle logiche di Cosa Nostra” nonostante le precarie condizioni di salute e l'età ormai avanzata, quindi, “va ritenuta l'attualità della sua pericolosità sociale”. 

“La lucidità palesata da Salvatore Riina e la tipologia di delitti commessi in passato - prosegue l'ordinanza - fanno sì che non si possa ritenere che le condizioni di salute complessivamente considerate anche congiuntamene all'età siano tali da ridurre del tutto il pericolo che lo stesso possa commettere ulteriori delitti”. Secondo i giudici della Sorveglianza, il boss “non ha mai palesato neppure un atteggiamento di mero distacco né dai delitti commessi né dalle logiche culturali che contraddistinguono la criminalità organizzata di tipo mafioso. L'impossibilità di perseguire la finalità rieducativa della pena consegue, pertanto, a tale scelta del detenuto e non alle sue condizioni fisiche”. 

 

A conferma di ciò l'ordinanza cita anche un colloquio video-registrato di Riina con la moglie, risalente al 27 febbraio scorso, in cui il capo dei capi avrebbe detto: “Io non mi pento...a me non mi piegheranno... Io non voglio chiedere niente a nessuno..mi
posso fare anche 3000 anni no 30 anni”.

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