Sbarco a Pozzallo di 433 migranti salvati dall'Ong Moas e dalla Croce Rossa. Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

Nessun legame tra Ong e trafficanti, dice la procura di Siracusa

Redazione

Ascoltato dalla commissione Difesa del Senato il procuratore Francesco Paolo Giordano ha spiegato che non risultano legami tra le organizzazioni e i trafficanti. La Cei condanna il "fuoco politico" sulla questione 

La procura di Siracusa non conferma le allusioni di Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania, sul ruolo delle navi Ong nelle operazioni di soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia. "Al nostro ufficio non risulta nessun elemento investigativo che riguardi collegamenti obliqui o inquinamento nei rapporti con i trafficanti" a carico delle Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo per il salvataggio dei migranti. Le parole sono di Francesco Paolo Giordano, il procuratore di Siracusa, che oggi è stato ascoltato dalla commissione Difesa del Senato nell'ambito di un ciclo di audizioni sulla questione. Domani sarà ascoltato anche Carmelo Zuccaro. 

Giordano ha poi sottolineato che esiste una differenza tra le diverse organizzazioni che operano, attribuibile però a motivi ideologici. Alcune Ong sono più "collaborative con la polizia giudiziaria" e usano navi perfettamente equipaggiate, conformi ai codici di navigazione. "Altre hanno navi meno soddisfacenti dal punto di vista delle dotazioni e non hanno un atteggiamento pienamente collaborativo", ha detto Giordano, ma questo "va interpretato non come ostacolo alle indagini o favoreggiamento di reati, ma come atteggiamento 'ideologico', coerente con chi è più a favore dei migranti che della polizia giudiziaria".

   

Sulla questione si è espresso anche monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes, della Conferenza episcopale italiana, condannando l'accanimento politico contro le Ong. "È giusto che la Procura e la Magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attuale nel Mediterraneo, perché i migranti non siano doppiamente vittime. Però il fuoco politico indistintamente sulle nove Ong che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane, di fronte alle morti che sono passate a oltre cinquemila nel 2016 rispetto alle tremila del 2015, con risorse di fondazioni bancarie e di privati, della società civile, è stato un atto ipocrita e vergognoso".

"L'odiosa e strumentale polemica di queste settimane ci ha profondamente indignato", denuncia il presidente di Medici senza frontiere Italia, Loris De Filippi, in audizione davanti alla commissione Difesa del Senato. "A preoccuparci non sono tanto le accuse alle Ong ma il complessivo avvelenamento del clima in cui le autorità italiane e le Ong lavorano".