Foto LaPresse/Stefano Porta

Perché estendere il diritto alla legittima difesa non risolverà nulla

Alfredo Mantovano

Esistono alternative ragionevoli: a condizione di praticarle. Una piccola rassegna di quali sono 

Negli Stati Uniti è diverso. Sono nati con la pistola al fianco: è un modo di essere che nessun presidente riesce a modificare; ogni tentativo di restringere per legge la vendita delle armi fallisce. A guardare i risultati, non c’è da invidiarli: non solo per la quantità di squilibrati che posseggono armi senza i filtri che esistono da noi, ne fanno uso e causano tragedie; ma pure perché ogni anno centinaia di poliziotti e di cittadini ne pagano le conseguenze, restando a terra. Da noi, grazie a Dio, non è così. I morti per mano delle forze di polizia sono rarissimi, e quando ci sono provocano polemiche infinite, come è logico che sia. Avere un’arma è visto ancora come una eccezione, una faccenda da poliziotti, che sono addestrati ad adoperarla. Identico discorso per l’ampliamento della legittima difesa: ci sarà una ragione se già nel 2006 l’articolo del codice penale che la prevede ha subìto un allargamento delle maglie, e ci ritroviamo al punto di partenza. Si vuole ulteriormente estendere la portata della causa di giustificazione? Prego, avanti. Si sappia però che nulla impedirà a un pm. di sottoporre a indagine chi ne invocherà l’applicazione, con imputazioni dall’eccesso colposo all’omicidio volontario, e un giudice di condannare: magari con una sentenza che poi cade in appello. Nel frattempo la vita del negoziante o del proprietario di abitazione che ha sparato è già bell’e rovinata. Qualcuno è in grado di scrivere e di far approvare una norma che impedisca quell’iter giudiziario?

 

Esistono alternative ragionevoli: a condizione di praticarle. Vediamo quali. Nel provvedimento sulla giustizia, passato a metà marzo al Senato e ora alla Camera, vi è l’aumento dei minimi di pena per scippi, furti in abitazione e rapine: segno di consapevolezza che la sanzione per questi reati è ordinariamente simbolica. I ladri e i rapinatori sono soggetti seriali, che si dedicano a questa attività potendo contare sulla quasi totale impunità (l’autore del furto resta ignoto nel 98 per cento dei casi, per la rapina nel 60 per cento) o, nella sfortunata ipotesi della individuazione, in tariffari ridicoli (per il furto, 2 o 3 mesi di reclusione), a differenza di quanto accade in altri stati europei. E anche quando la sommatoria delle condanne ricevute fa crescere il prezzo, la moltiplicazione dei benefici penitenziari vanifica la sanzione; se, a seguito di quanto approvato negli ultimi 4-5 anni, l’insieme di liberazione anticipata, semidetenzione, affidamento in prova… fa sì che a un anno di reclusione comminato corrispondano sì e no 6 mesi di carcere effettivo, e al di sotto dei tre anni di residuo pena si torna in libertà, a che serve aumentare le pene minime per furti e rapine? Si continua ad andare in carcere in custodia cautelare – le migliaia di riparazioni per ingiusta detenzione attestano quanto spesso quella privazione si libertà sia infondata – e se ne esce quando le condanne diventano definitive! Quando un provvedimento sulla giustizia si occuperà di questo, ladri e rapinatori saranno meno impuniti.

 

Punto n. 2. La cronaca delle ultime settimane ci regala una quantità di liti o di rapine che degenerano in eventi omicidiari: se l’intento fosse di uccidere, il responsabile provvederebbe subito con lo strumento più efficace, e invece parte una discussione o una intimidazione, e poi non ci si ferma. Quei freni non azionati per limitarsi a dare un cazzotto o a puntare una pistola senza premere il grilletto si affiancano e dipendono dalla moltiplicazione della diffusione di stupefacenti, segnalata dalle relazioni ufficiali. Ciò è stato reso possibile da un decreto-legge imposto al Parlamento con voto di fiducia dal governo Renzi tre anni fa. Quelle disposizioni hanno, fra l’altro, reintrodotto la possibilità di detenere stupefacenti senza limiti individuabili con precisione, se la sostanza è “per uso personale”, e impediscono di arrestare nella flagranza dello spaccio, se quest’ultimo appare “di lieve entità”, avendo abolita l’obbligatorietà dell’arresto medesimo. Che facciamo, proseguiamo con una bella legalizzazione? O rivediamo quell’infelice decreto legge, ripristinando un argine alle azioni più irresponsabili?

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