Totò Riina durante il maxiprocesso del 1990

Le chiacchiere pm-Riina

Redazione

Al processo sulla Trattativa mancavano le ennesime “rivelazioni”

"Accetto di rispondere”, ha detto ieri il boss Totò Riina, proprio mentre la Corte stava lasciando l’aula del tribunale di Palermo dove si celebra il processo sulla cosiddetta trattativa stato-mafia. I giornali hanno accolto la notizia con titoli a effetto: le future dichiarazioni del boss potrebbero essere l’ennesima “svolta” – quella che si aspetta e non arriva mai – del “processo del secolo”. Eppure non è la prima volta che Riina vuole parlare con i magistrati, mandare messaggi più o meno diretti. Lo aveva già fatto dal carcere di Opera, stuzzicato dall’agente provocatore Alberto Lorusso, e quando poi fu interrogato da Antonio Ingroia – che ieri in una formidabile intervista a Radio Cusano ha detto che la decisione di Riina di parlare “sicuramente ha un significato importante, anche se non direi enorme”, e però che “se avesse voluto dire la verità,  avrebbe chiesto di parlare segretamente con i pm”, ma in qualche modo, secondo Ingroia, accettando di parlare “è come se Riina riconoscesse autorevolezza a questo processo”. Appunto. Ecco svelato il trucco di un processo che dura da tre anni e otto mesi (milletrecentoquaranta giorni, giorno più giorno meno) e senza alcuna prova. Un processo in cui tutto resta sempre appeso a una nuova “rivelazione”, un espediente semplice per tenere viva la trama, e la conseguente attenzione del pubblico che si era un po’ disaffezionato, dopo l’uscita di scena di Massimo Ciancimino, l’unico personaggio centrale della commedia, l’unico ad avere una mezza prova che viene condannato due volte nel giro di dieci giorni (la prima sentenza a tre anni per detenzione di esplosivo, diventata definitiva con arresto in carcere, la seconda a tre anni e sei mesi per calunnia nei confronti di Rosario Piraino, funzionario dell’Aisi).

 

E così, al processo per la fantomatica Trattativa ci mancava soltanto il dibattito tra pm e Riina. Un duetto che permetterà a entrambi di allungare un po’ il brodo. Come accadde a Provenzano, purtroppo Riina non uscirà mai dal carcere duro, e i duetti gli serviranno ad allontanare ancora un po’ gli spettri del suo passato.  Ai pm, le sue fantomatiche “rivelazioni” serviranno a chiacchierare ancora di post verità e prove taroccate.

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