Gianni Fochi (Foto LaPresse)

“Omofobo sarà lei”

Nicola Imberti

Chi è Fochi, lo scienziato che ha “mandato all’Inferno” Boschi per difendere i bambini non nati

Gianni Fochi è quello che un qualunque vicino di casa definirebbe “un uomo tranquillo”. Anche se basta guardarlo per capire che non ha niente in comune con il personaggio interpretato da John Wayne nel 1952. Gianni Fochi è un ricercatore universitario della Normale di Pisa in pensione. O almeno lo era fino a tre giorni fa, quando, durante un incontro pubblico in ateneo con il sottosegretario Maria Elena Boschi sul tema delle pari opportunità, si è alzato e ha preso il microfono: “A me sembra che lei abbia equiparato il concetto di diritto a quello di desiderio anche per i desideri più distorti come le unioni omosessuali. Penso che Dante la metterebbe insieme con Semiramide che ‘libito fe’ licito in sua legge’. Io la invito piuttosto a battersi per i diritti degli esseri umani nascituri che non hanno diritto alla vita. Da quando è stata introdotta la legge 194 oltre 6 milioni sono stati ammazzati”.

 

Così Fochi è diventato l’uomo che ha “mandato all’Inferno” Maria Elena Boschi. Ed è entrato nel solito meccanismo fatto di video virali sul web, comparsate radiofoniche, processi più o meno pubblici. Pensare che questo signore classe 1950, figlio del linguista e saggista Franco Fochi, dal 1988 ha scritto per i principali quotidiani italiani, pubblicato libri, partecipato a trasmissioni televisive, “infiammato” (il virgolettato è del Tirreno) liceali con conferenze sulla chimica. Che è la sua materia di studio e che anche oggi, quando non deve occuparsi del nipotino, continua a divulgare con grande passione.

 

Chi gliel’ha fatto fare a uno così di criticare in pubblico il sottosegretario alla presidenza del Consiglio? “Confesso – racconta al Foglio – che avrei fatto volentieri a meno di espormi in questo modo. Non mi aspettavo certo questa reazione anche se alla fine dell’incontro, quando il giornalista di Repubblica mi si è avvicinato, ho cominciato a intuire qualcosa. Mi ha chiesto perché ero lì e se facevo parte di qualche associazione. Perché se dici certe cose devi subito essere incasellato in qualche gruppo omofobo”.

 

Lui, invece, è solo un professore in pensione. Uno scienziato. Credente certo, ma pur sempre uno scienziato. “Nel mio lavoro non ho mai nascosto la mia fede – prosegue – ma l’intervento che ho fatto durante quell’incontro non ha toccato alcun tema religioso. Boschi non ha risposto al nocciolo della mia obiezione. Il governo si è prodigato per far approvare la legge Cirinnà, ma nulla ha fatto per i diritti dei nascituri. E la difesa dell’embrione è una posizione scientifica. Si tratta di un individuo umano, con un Dna in parte diverso da quello della madre, e negarlo è una menzogna antiscientifica”.

 

Il rapporto tra scienza e fede

Anche per quanto riguarda “i desideri più distorti delle coppie omosessuali” Fochi ha le idee chiare: “Ciascuno ha la sua opinione, ma esiste tantissima letteratura antropologica e psicologica non mainstream che parla di questo. Non fosse altro che la natura è fondata sul rapporto maschio-femmina finalizzato a fare figli per la conservazione della specie”.

 

Situazione non unica, ma di certo piuttosto rara quella di essere scienziato e credente alla Normale di Pisa. “La storia – replica – è piena di scienziati profondamente religiosi: Galileo, Newton, Pascal, Mendel, anche la direttrice del Cern Fabiola Gianotti. Nessuna contraddizione quindi. Con i colleghi, in questi anni, ci sono state discussioni, confronti che mi hanno arricchito, ma niente di più”. Insomma per Fochi, nonostante la notorietà di questi due giorni, la questione è già chiusa: “Lunedì sono intervenuto anche per confortare le non poche persone che non la pensano come coloro che di solito si fanno sentire. Per far capire che non tutti seguono la corrente. Per contestare questa idea che si sta diffondendo che ogni desiderio corrisponde a un diritto”.

 

E poco importa che per farlo lui, pisano, abbia dovuto citare il “nemico”, fiorentino, Dante, che definì Pisa “vituperio de le genti”: “Diciamo che sono stato sportivo. Amo tantissimo Dante, è una delle mie passioni”. Chissà se i suoi concittadini gliela perdoneranno.

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