Ciancimino e l'esilarante ritorno del “signor Franco”. Ultima patacca a Palermo

Riccardo Arena
Un’imbarazzante calunnia su zampetti, segretario del Quirinale

Palermo. Dunque, la situazione è questa. Dopo avere mangiato la pizza con Bernardo Provenzano, quando era ragazzino, praticamente un bambino, venendo salutato col bacetto dal boss di Cosa nostra, Massimo Ciancimino è cresciuto e ne ha consumata qualcuna pure col capitano dei carabinieri del Ros Giuseppe De Donno, col quale faceva la trattativa stato-mafia. E questo lo ha detto ieri a Palermo, all’udienza del processo, dove è in corso il suo interrogatorio.

 

Ma sempre ieri, tra un deposito segreto e l’altro, tra un interrogatorio condotto a Palermo e l’altro tenuto a Caltanissetta oppure con i pm di entrambe le procure, il figlio di don Vito si è sicuramente confuso. E anche i pm palermitani del pool trattativa non dovevano avere le idee molto chiare. Perché agli atti hanno messo un verbale super omissato, senza sapere che a Caltanissetta le stesse dichiarazioni del loro superteste palermitano erano state depositate integralmente. Così il solito mistero inquietante che, come di consueto, avrebbe dovuto aleggiare per chissà quanto tempo attorno al verbo del mezzo pentito fasullo, è caduto subito e il Re si è denudato seduta stante.

 

Il verbale è del 28 maggio 2012. In poche pagine Massimo diceva di essersi ricordato finalmente chi era il signor Franco, il super007 deviato che avrebbe sulla coscienza chissà quante nefandezze, inciuci, incontri segreti, trattative, morti e chi più ne ha più ne metta. Un tizio che sarebbe stato praticamente appiccicato per trenta, quaranta anni, al padre, don Vito, ma che mai era stato individuato.

 

[**Video_box_2**]“Iddu è!”, avrebbe esclamato un giorno Massimuccio davanti alla tv. Sì, perché il signor Franco, non pago delle tante porcherie che gli erano state attribuite, si mostrava pure alla tele. Ma non in un contesto qualunque. Al Quirinale. Al Quirinale? Sì, proprio così. Che impudente. Massimo scatta una foto dalla tv, la invia al suo avvocato e insieme vanno dai pm. Palermo e Caltanissetta lo ascoltano insieme. Meglio lasciar parlare il verbale: “A questo punto l’ufficio acquisisce l’immagine nella quale il Ciancimino ritiene di aver riconosciuto il signor Franco, ritratto accanto al presidente del Consiglio, Mario Monti, e al presidente del Senato, Renato Schifani. Il Ciancimino ribadisce di essere convinto della riferita indicazione dell’identità del soggetto raffigurato nel ‘Signor Franco’ di cui ha più volte parlato”. E chi è? Il segretario generale della Camera, Ugo Zampetti. Oggi segretario generale del Quirinale.

 

[**Video_box_2**]Possibile? La sparata era apparsa subito così grossa, ma talmente grossa, che era stata tenuta nascosta, non senza imbarazzo. Poi a Caltanissetta l’hanno utilizzata nel processo per calunnia contro Ciancimino jr. E a Palermo l’hanno tirata fuori solo adesso, in vista dell’audizione, con gli omissis e i nuovi misteri pronti e serviti sulle complicità istituzionali e i palazzi del potere coinvolti. Ma per quattro anni nemmeno loro hanno mai pensato che veramente “Franco” fosse Zampetti. E ieri, interrogato sul punto, Massimuccio ha negato di avere mai riconosciuto il misterioso 007.