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Gli sbarchi non sono mai cessati. Servirebbe smetterla di far finta di non vedere niente

Jacopo Strapparava

A Roccella Jonica, 6 mila abitanti, sulle coste calabresi, solo nel 2022 sono arrivate 1.700 persone. Il comune, da solo, non ce la fa più e ora chiede aiuto al Viminale. "La Lamorgese venga qui, a vedere la situazione con i suoi occhi"

Il 4 gennaio ne sono sbarcati 104. L’8 gennaio, 8. Il 13 febbraio, 122. L’8 marzo, 169. Il 16 marzo, 104. Il 30 marzo, 48. Il 31 marzo, 62. Il 24 aprile, 71. Il 28 aprile, 187 e 97. Il 29 aprile, 172 e 19. Il 6 maggio, 114. Il 12 maggio, 87. Il 15 maggio, 126, 32 e 85. Il 16 maggio, 97. Il 21 maggio, 119. "La Lamorgese venga a vedere la situazione con i suoi occhi" dice Vittorio Zito, sindaco di Roccella Jonica - un paesino di 6 mila abitanti, sulla strada che da Catanzaro scende verso Locri, trovatosi da solo a gestire un esodo biblico. I toni dell’appello sono serissimi. Tanto che, al ministero, hanno subito messo in agenda un incontro tecnico: sindaco e prefetto sono attesi a Roma questo mercoledì.

 

"Tra gennaio e aprile 2021 sono sbarcati 200 profughi, abbiamo speso 500 mila euro" spiega Zito. "Tra gennaio e aprile 2022, 1.300. Numeri sei volte più grandi. Vuol dire che dovremmo spendere 3 milioni. Sono soldi che non abbiamo. Vede, in Italia la polemica politica si è concentrata attorno agli sbarchi gestiti dalle ong. Peccato che quelli siano al massimo il 20 per cento del totale. Nell’80 per cento dei casi i migranti arrivano a riva, o vengono soccorsi al largo dalla Guardia Costiera. A partire dagli accordi italo-libici del 2017, peraltro, la rotta africana si è pressoché chiusa. Ora la maggior parte dei migranti approdano qui".

 

Ma come mai finiscono tutti a Roccella?

"Per la stessa ragione per cui nel 1555 Roccella fu assediata dal pirata Dragut Pascià. Partendo in barca dalla Turchia e andando sempre diritti, si arriva sulle coste ioniche calabresi. E in questo tratto di mare, Roccella è l’unico porto".

 

È vero che sono tutti maschi? E che arrivano in barca a vela?

"Dipende. Gli egiziani sì, tutti maschi. Ma qui passano soprattutto siriani, afghani, curdi, iracheni, iraniani. In maggioranza famiglie. Scolarizzazione abbastanza alta. Arrivano perlopiù su barche a vela svuotate dalle cabine e stipate all’inverosimile, portate da skipper ucraini, russi o tagiki. È un viaggio costoso: tra i vari disgraziati, questi sono i disgraziati con la capacità finanziaria maggiore".

 

E una volta a terra?

"La legge prevede che rimangano in porto fino all’identificazione. A Roccella si fermano 48-72 ore, poi vengono portati nei centri di accoglienza. Fino a ottobre li mettevamo in un edificio, poi il tetto ha quasi ceduto. Ora stanno tutti al porto, in un tendone allestito dalla Prefettura".

 

Il ministero dell’Interno vi ha già dato una mano, allora.

"In questa faccenda ci sono tre variabili, due indipendenti, su cui non possiamo influire, e una dipendente. Le prime due sono: i migranti in mare vanno soccorsi e, una volta soccorsi, vanno portati a terra. Agire diversamente è impensabile. Per farlo capire alla gente del Nord, faccio sempre questo esempio: se qualcuno lancia un S.O.S. in montagna, come vi comportate? Lo andate a salvare o lo lasciate lì?".

 

E la variabile dipendente?
"La forza organizzativa dispiegata a terra. Per questo chiediamo l’intervento del governo. Pozzallo, Lampedusa, Augusta… hanno tutti un hotspot gestito dal Viminale".

 

Lei ha parlato del rischio di tensioni sociali...
"Le faccio un esempio. Il tendone allestito giù al porto ha bagni e letti per 100 persone, 120 al massimo. Cosa succederà quando dovremo ospitarne 300? E se queste 300 persone dovessero iniziare a fare i loro bisogni per strada? La nostra comunità finora ha reagito bene. Ma il fenomeno deve rimanere nei limiti della gestibilità".

 

Cosa ne pensa della politica dei porti chiusi di Salvini?
"Qualcuno mi deve spiegare quando mai, in Italia, i porti sono stati chiusi. I porti chiusi erano solo uno slogan, un concetto senza fondamento giuridico e che non ha mai avuto applicazione concreta. Ricorda le giornate intere perse dietro alla battaglia tra Salvini e Carola Rackete? Tutto si giocava attorno alla possibilità di far sbarcare 45 migranti. Negli stessi giorni, a Roccella, ne sono sbarcati quasi 90".

 

D’altra parte, non le pare che per parecchio tempo la sinistra abbia negato il problema?
"Ho pieno rispetto delle paure degli italiani. Minimizzarle è sbagliatissimo. Ma è tutta la normativa che dovrebbe essere cambiata".

 

Cioè?
"Io sono solo il sindaco di un paese di 6 mila abitanti. Ma mi pare evidente che, appena sbarcati, i migranti finiscano in un limbo. Oggi in Italia non si può arrivare, se non in maniera clandestina. Gli stranieri non possono lavorare, se non illegalmente. E così, per esempio, si riducono fare i braccianti nella piana di Gioia Tauro. Il problema da risolvere sta lì. La questione andrebbe affrontata senza approcci ideologici, senza derive di sinistra, della serie 'abbracciamoli tutti', né di destra, della serie iprima gli italiani'".

 

L’approccio ideologico c’era fino a prima della pandemia e della guerra. Ora sembra che si faccia proprio finta di non vedere.

"Sa chi se ne è occupato? Propaganda Live, su La7, in uno dei loro reportage. Diego Bianchi mi ha fatto la stessa domanda: 'Come mai non si è mai parlato di Roccella?'. Gli ho risposto: 'Non lo so, caro Diego. Questo dovresti dirmelo tu'".

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