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Amatrice e il terremoto in Centro Italia cinque anni dopo

Draghi ha fatto visita ai luoghi distrutti dal sisma del 24 agosto 2016. La ricostruzione, proceduta a rilento sino all'anno scorso, è stata accelerata recentemente

Era il 24 agosto del 2016, cinque anni fa. Erano le tre e trentasei di notte quando una forte scossa di terremoto, di magnitudo sei della scala Richter, colpiva il centro Italia e in particolare la valle del Tronto e la zona dei monti Sibillini, sconquassando i comuni di Accumuli, Amatrice, Norcia e Arquata del Tronto e causando 299 vittime. Mesi dopo, in ottobre, la terra, che non si era acquietata, tremò di nuovo.

Questa mattina il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si è recato ad Amatrice per ricordare questo tragico evento e incontrare una delegazione di familiari delle vittime del terremoto. “Se oggi sono qui è perché lo stato vi è vicino. In passato è stato lento ma adesso la situazione è diversa: i lavori di ricostruzione stanno procedendo più velocemente. Sono oggi qui a portarvi fiducia e l’impegno del Governo”, ha detto.

 


In quei giorni la nostra Nicoletta Tiliacos si trovava ad Arquata del Tronto. Ecco il suo racconto

Qualche giorno dopo Annalena Benini raggiunse i luoghi della tragedia. Ecco il suo reportage

Oltre alle perdite umane, ai ferimenti, alla distruzione di interi abitati, il sisma causò 23,53 miliardi di euro di danni al territorio, come segnalò la Protezione civile all'Ue per avere accesso al Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) a sostegno dei paesi membri colpiti da catastrofi naturali.

"La ricostruzione prosegue, i segnali sono positivi, ma rimane molto lavoro ancora da fare", ha detto ieri il Commissario straordinario per la ricostruzione post sisma, Giovanni Legnini. Una ricostruzione che procede con estrema lentezza, ma che potrebbe subire un'accelerazione nei prossimi mesi grazie ai fondi europei: ""Il PNRR è molto importante: per la prima volta ci si munisce di un programma finanziario e di un programma di sviluppo per affiancare una ricostruzione fisica. Non c'era mai stata una combinazione tra queste due condizioni". 

All’inizio del 2021, sono aperti circa 2.000 cantieri per la ricostruzione nelle Marche, quasi 600 in Umbria, più di 300 nel Lazio e in Abruzzo. Nel 2020 sono stati portati a termine circa 1.700 interventi, e sono arrivati ai cittadini 406 milioni di euro. Resta però ancora in parte irrisolto il problema delle macerie. Solo due milioni e mezzo di tonnellate sono state finora trascinate via dai luoghi della tragedia. Un quantitativo enorme, eppure ancora insufficiente dato che a cinque anni di distanza dal terremoto rimangono ancora da smaltire per mano pubblica, secondo una stima degli Usr, altre 165mila tonnellate: il numero più alto è in Umbria (62.600), il più basso in Abruzzo (23.000).

Una delle cause del ritardo della ricostruzione, come segnalava Stefano Cianciotta nel gennaio del 2018, è stata che "nessuno vuole prendersi più la responsabilità di adottare decisioni e impartire ordini. E chi lo fa, paradossalmente, rischia di essere distrutto dalla scure del potere giudiziario". L'iperburocratizzazione delle procedure e la paura di una ripercussione della magistratura hanno infatti dilatato i tempi. Nel 2021 si è avuto il più alto numero di domande degli ultimi cinque anni. Una parte del merito sono stati i nuovi fondi dati da stato ed Europa, il resto è merito delle 25 ordinanze speciali che consentono di agire in deroga per gli interventi più complessi.

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