Comitati, ruspe e il solito caos burocratico intorno a un lago di Roma

"Stanno tagliando tutti gli alberi". Il blitz degli attivisti, le richieste della questura alla proprietà (per ragioni di sicurezza) e quella linea incerta tra torto e ragione che si perde nella boscaglia di norme e denunce

Gianluca De Rosa

La denuncia è rimbalzata di chat in chat tra i cittadini del Pigneto e del Prenestino, quadrante est di Roma. "Stanno disboscando tutta l'area ovest del lago Bullicante, le ruspe sono in azione. Fermiamoli". In una zona popolatissima ed edificatissima all'interno del parco che ospita un vero lago, diventato dallo scorso anno monumento naturale della regione Lazio e aperto alla cittadinanza, c'è una zona dove si trovano ancora alcuni vecchi edifici dell'ex fabbrica Snia che è rimasta di proprietà di un'azienda privata. È proprio la società, riconducibile al gruppo Pulcini, ad aver avviato nelle scorse settimane i lavori che hanno portato in poco tempo all'abbattimento di un pino di Aleppo e allo sbancamento di tanti altri alberi, arbusti e piante. "Quello che è stato fatto è un vero ecocidio", denuncia Lorenzo Romito del forum del parco delle Energie. Qualche giorno fa i cittadini dei comitati di quartiere e del forum hanno deciso di accorrere sul posto per cercare di bloccare i lavori. Accompagnati dalla polizia municipale, sono arrivati per un sopralluogo anche i funzionari del dipartimento Urbanistica e della soprintendenza, ma l'azienda ha negato loro l'accesso. Mentre i lavori sono andati avanti.

 

Così anche questa mattina i cittadini del forum sono tornati per fare un'assemblea pubblica e una "megafonata" chiedendo di fermare i lavori. Questa volta sono venuti anche i carabinieri ai quali è stato autorizzato l'accesso all'area. Da quel che si è capito, l'inizio degli sbancamenti, secondo la ditta, sarebbe arrivato proprio su imput delle forze dell'ordine. Nelle settimane scorse un adescatore che aveva importunato una ragazza sarebbe fuggito all'arresto proprio sparendo tra i cespugli e le piante rampicanti cresciute tutto intorno agli edifici dell'ex fabbrica. Ai proprietari dell’area la questura aveva chiesto di pulire per rendere visibile l’area ai fini della messa in sicurezza. Ma c'è chi teme si sia andati oltre. Della vicenda si è fatto paladino l’assessore capitolino all’Urbanistica Luca Montuori. "Il fatto che le aree siano private non significa che al loro interno si possa agire senza regole", ha dichiarato. "I lavori hanno cancellato una parte fondamentale della vegetazione che ha favorito in questi anni lo sviluppo dell'ecosistema emergente. Il privato non ha voluto permettere l’accesso all’area. Ma non demordiamo, richiederemo il permesso nelle sedi opportune segnalando ancora una volta il rischio che si stiano commettendo degli abusi". Intanto anche dopo il sopralluogo dei carabinieri di questa mattina i lavori sono ripartiti.

 

 

La storia del lago dell'ex Snia ha un che di palingenetico. Sembra un murale dello street artist Liqen che immagina paesaggi urbani e industriali ripopolati dalla natura dopo la scomparsa dell'uomo: rampicanti che crescono e ricoprono gli edifici di cemento, alberi che sbucano dall’interno dei vecchi casermoni, un paesaggio unico.

 

Tutto cominciò nel 1992 quando la Pinciana Immobiliare di Antonio Pulcini cominciò a scavare per costruire sui terreni dove sorgevano gli immobili dell’ex fabbrica di viscosa della Snia un nuovo centro commerciale. La zona è quella di via Acqua bullicante, un nome non scelto a caso: sotto qualche metro di terra infatti scorre il fosso della Maranella e la falda acquifera è lì a pochi metri. Scavando si arrivò alla falda e l'acqua cominciò a scorrere fino a formare il lago. Dopo i vani tentativi con le idrovore per fermare l'acqua i lavori furono interrotti. Anni di battaglie dei cittadini del quartiere hanno portato all'esproprio di parte dell'area (il parco delle Energie) e il lago dell'ex Snia, nel 2020 il lago è stato istituito monumento naturale della regione, con i relativi vincoli ambientali. Lorenzo Romito del forum del lago dell'ex Snia racconta: "In vent'anni in quest'area la natura è tornata, la biodiversità si è moltiplicata, sono tornati a nidificare diverse specie di rapaci che da anni non si vedevano in città come il falco pellegrino e il gheppio". I vecchi edifici e l'area circostante però – nonostante le battaglie dei comitati per chiederne l'esproprio – sono rimasti di proprietà di Pulcini ed esclusi dunque dal nuovo parco. E' qui che nelle scorse settimane sono cominciati i lavori.

 

Adesso è pronto un esposto in procura per danno ambientale, mentre l'assessore Montuori e la soprintendenza stanno cercando di capire che cosa si possa fare. Di certo gli alberi non ci sono più. Secondo i militanti del forum, abbattimenti e sbancamenti sono irregolari per diverse ragione: alcuni degli alberi tagliati erano sottoposti a vincolo paesaggistico e per questo per l'abbattimento doveva essere presentata prima una richiesta al dipartimento Ambiente del comune. Inoltre sarebbe stata violata una legge del 1992 che impedisce disboscamenti tra marzo e aprile in zone dove nidificano gli uccelli migratori (questo è il caso). Quel che è certo però è che l'area di proprietà dell'azienda non rientra nella perimetrazione che la regione Lazio ha fatto dell'area istituita come monumento naturale regionale e neanche nel piano regionale paesistico.

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