AP Photo/Antonio Calanni

A maggio Covid free?

San Marino, prove di libertà: "Ma è presto per rendersene conto"

Francesco Gottardi

Da ieri locali aperti fino alle 21:30. E fra due settimane addio coprifuoco: la "cavia europea" per lo Sputnik si prepara già alla ripartenza. Viaggio tra bar e ristoranti

Si aspetta. Sull’attenti, tesi a captare qualsiasi segnale di ripartenza. E siccome in Italia tutto tarda ad arrivare, tra terapie intensive ancora piene e piano vaccinale ogni giorno alla prova, per ora ci si accontenta – invidiandolo un po’ – del fortunato vicino. Tra sogno e realtà: da lunedì sera a San Marino i ristoranti possono restare aperti fino alle 21:30. Da domenica prossima l’orario sarà esteso fino alle 23. Il 26 aprile sarà abolito il coprifuoco. “Ma per ora sembra non sia successo nulla”, spiega al Foglio Luigi Sartini, presidente dell’Unione sammarinese operatori del turismo. “Per le strade tutto è molto calmo, la gente non si sente ancora spinta a uscire. E continuo a fare appello ai miei colleghi del settore: teniamo duro, non allentiamo le misure più del dovuto proprio ora. Le aspettative sono contenute anche perché l’attuale provvedimento è dedicato esclusivamente a chi vive a San Marino”.

 

Quindi a 33mila persone. Vaccinarsi per credere: la piccola repubblica lo scorso gennaio aveva firmato un accordo con il nostro paese per una politica sanitaria coordinata, ma i ritardi nella distribuzione delle fiale a livello comunitario spinse a cambiare rotta. Anche oltre l’Ema: “Siamo diventati la ‘cavia’ europea per lo Sputnik”, sorride Sartini. “La nostra campagna di immunizzazione procede molto serenamente. Da queste parti ci si conosce tutti e posso dire che non vi è stata alcuna segnalazione di reazioni avverse”. Il campione in questione – microstato alla mano – non ha i numeri di un database Ue ma tant’è: oggi un sammarinese su tre ha già ricevuto entrambe le dosi del tanto discusso vaccino russo – solo in minor misura si è fatto ricorso a Pfizer. Tutte le categorie fragili sono state coperte e da due giorni le prenotazioni sono aperte a qualsiasi cittadino maggiorenne. Salva l’incognita dei numerosi pendolari italiani, a maggio San Marino potrebbe essere uno dei primi paesi al mondo Covid-free.

 

“Oggi il nostro locale era aperto, ma considerate anche le norme di distanziamento i clienti erano pochi”, continua Sartini, che oltre la rappresentanza di categoria è chef stellato del ristorante Righi, cucina creativa sammarinese. “L’emergenza economica resta. Ripartire con il mercato interno intanto è una buona notizia, soprattutto dal punto di vista psicologico. Manca però il bacino d’utenza italiano. Per quanto in queste ore i giornali si stiano scatenando, nella vita pratica è prematuro parlare di San Marino liberata. Basti vedere i nostri alberghi: pronti, operativi, in funzione. Però vuoti. Fra quindici giorni ne riparliamo”.

 

Poco più in là, ai piedi del monte Titano, il bar Funivia racconta una realtà più distesa: “Vero, dall’oggi al domani non c’è differenza. Però rispetto ai ristoranti e a quanto succede in Italia noi, tranne nel periodo natalizio, abbiamo avuto la fortuna di poter lavorare sempre. Con la sola clientela locale, a orario ridotto. Ma gli aperitivi sono continuati”. Chi parla è Nicola Chiaruzzi, co-proprietario del locale vicino alla teleferica che collega Borgo Maggiore al centro storico di Città di San Marino. E centrocampista 33enne del Tre Penne, club del campionato sammarinese: “Anche nel calcio stiamo vivendo in un’isola felice. Il nostro livello è paragonabile a quello dell’Eccellenza italiana”, sospesa dallo scorso novembre come tutto il mondo dilettantistico, “eppure, nonostante tutto, non abbiamo mai smesso di giocare. Programma di tamponi, controlli regolari: in tempo di pandemia, essere una comunità così piccola presenta dei vantaggi logistici evidenti. Ora aspettiamo che tornino gli avventori italiani, oltre ai lavoratori frontalieri che già ci sono. Magari con un po’ più di responsabilità collettiva rispetto al liberi tutti dell’estate scorsa”.

 

Nicola ora gioca a pallone un po’ di meno e cerca di lavorare al bar un po’ di più. “Ma ogni tanto ripenso ancora alle mie partite con la nazionale. Una su tutte: a Wembley, davanti a 65mila persone”. Era l’ottobre 2014 e l’Inghilterra vinse 5-0. Come poche settimane fa. In uno stadio vuoto, in un mondo diverso. Dove San Marino sembra aver sciolto il rebus pandemico della grande Europa. Anche se è ancora presto per realizzare.

 

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