Buone notizie: torna la cronaca nera

Dopo l’ansia pandemica è segno che ci stiamo muovendo verso la normalità

    Sulle prime pagine dei giornali e tra le notizie di testa dei notiziari televisivi ritorna la cronaca nera, che era stata esiliata per la prevalenza delle notizie sulla pandemia. È un segno di ritorno alla normalità, e in quanto tale rappresenta una svolta incoraggiante. La normalità però è quella di prima e in molti casi è piuttosto deprimente. Il modo sempre un po’ scandalistico con cui viene trattata nella maggior parte dei casi la cronaca nera non è proprio un esempio lodevole di buon giornalismo. C’è sempre una certa tendenza a “sbattere il mostro in prima pagina”, a sollecitare sensazioni forti, magari troppo forti. Ciò detto, naturalmente, è meglio qualche eccesso e qualche tono un po’ fuori dalle righe che la censura della cronaca nera che vigeva durante il Ventennio per mostrare l’immagine fasulla di una società pacificata e disciplinata. Il ritorno a interessi vari, a un’informazione che non diventi ossessiva sulla pandemia, è sicuramente il segno di un atteggiamento più disteso della cittadinanza, che va valorizzato e incoraggiato, naturalmente se non comporta una sottovalutazione dell’esigenza, che resta eccome, di osservare le norme di comportamento necessarie per cercare di evitare l’estensione dei contagi. In questo senso si può constatare che il comportamento degli italiani, salvo le note eccezioni non solo giovanili, è stato razionale, contraddicendo la nomea di popolo passionale ed emotivo, incapace di disciplina e tendente sempre a qualche furbizia individualistica. E’ giusto trovare distrazioni, magari seguendo le vicende della cronaca nera rese spesso ancora più torbide dall’informazione: ognuno si distrae come può e come vuole e solo un moralismo accigliato può pretendere di dettare regole anche in questo campo. La cittadinanza ha dimostrato di essere matura, di sapere affrontare con equilibrio e buon senso i momenti difficili. Ha tutto il diritto di distendersi un po’ e anche la svolta dell’informazione corrisponde a questo nuovo clima, più disteso ma non irresponsabile.