Cosmopolitics

Elisabetta festeggia il suo passato parlando del futuro, con Paddington e Louis

Paola Peduzzi

Chissenefrega degli assenti. Contava chi c’era, su quel balcone. Come se la regina fosse riuscita a proiettare in quell’affaccio, finalmente, la pace

Elisabetta II si è affacciata al balcone di Buckingham Palace alla fine della parata in onore del suo giubileo di platino, col cielo perfetto color grigio-Londra e con un vestito verde splendente – lo stesso verde che la regina d’Inghilterra aveva indossato in occasione di uno dei suoi discorsi più potenti, nell’aprile del 2020 a pandemia appena iniziata, quello in cui disse “we will meet again”, ritorneremo ad abbracciarci. Nonostante gli acciacchi che hanno condizionato la sua presenza alla festa dei 70 anni di regno, la regina ha abbracciato a sorpresa il suo popolo, con quel saluto inatteso e insperato, e con una lettera di ringraziamento ben lontana dai soliti comunicati reali, calda e piena di riconoscenza. Il popolo aveva festeggiato, eccome, con una parata che pareva Carnevale e tutti i simboli della Global Britain che ricorre svuotata di senso nelle parole dei politici britannici e che invece si è mostrata, colorata e sguaiata e infinitamente allegra, per la Regina, facendo dimenticare le pene del governo di Londra ma anche le pene della monarchia che, come si sa, non vive nei cuori degli ex sudditi una luna di miele.

 

S’è sospesa e si è accantonata ogni cosa, e soprattutto: chissenefrega degli assenti, del principe Andrew impresentabile, di Harry e Meghan che se ne sono andati quando la festa non era nemmeno finita. Contava chi c’era, su quel balcone dove abbiamo visto rappresentata una transizione di cui si parla da decenni e che sta avvenendo senza fanfare e senza clamore, come se la regina fosse riuscita a proiettare in quell’affaccio, finalmente, la pace. Carlo e Camilla serenamente insieme, William e Kate solidi e impeccabili, i tre nipotini che ancora devono imparare l’etichetta e l’impassibilità e che hanno dato alla bisnonna l’umanità che lei, da sempre, nasconde. Il più piccolo, Louis, che già si era tappato teatralmente le orecchie all’inizio del giubileo mentre passavano gli aerei della festa, che già aveva fatto ogni genere di boccaccia, s’è messo a salutare la folla sbracciandosi, ridendo, è stato richiamato all’ordine ma ancora non aveva finito di muoversi, distrarsi, voltarsi dalla parte sbagliata.

 

Hanno detto che Louis ricorda Harry, il fratellino ribelle e sofferente che ha lasciato la famiglia per seguire la moglie, ma in realtà sembrava più Paddington, l’orsetto più famoso e goffo del regno, protagonista di una clip con la Regina che resterà il simbolo di questa festa. Paddington beve il tè direttamente dalla teiera, non  ne lascia nemmeno un goccio per la Regina, sporca ovunque e poi tira fuori dal cappello il suo panino con la marmellata, la sua scorta di cibo e di valori e di famiglia che tiene sempre con sé, e lo offre a Elisabetta. Che tira fuori dalla borsetta un panino uguale, la sua scorta di umorismo, di valori e di famiglia – un rifugio. Che poi è quello che la Regina voleva comunicare, in questa lunga festa che non ha avuto il sapore del commiato ma del futuro. Ci troverete qui, uniti e rasserenati, con il panino con la marmellata e il verde brillante e ci dispiace per chi non c’era.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi