Trump con Mitch McConnell, Chuck Schumer e Nancy Pelosi (foto LaPresse)

Trump e Schumer ostentano il loro matrimonio di convenienza

Paola Peduzzi

Sembrano tutti adolescenti contenti ed euforici, tranne i cornuti, naturalmente, i promessi sposi lasciati sull’altare dell’accordo fiscale dopo mesi di promesse

Quando un matrimonio di convenienza funziona, è bene non impicciarsi, non fare troppe domande, godersi il momento in cui la convergenza di interessi fa sembrare l’amore roba buona per le canzonette. Soprattutto: mai chiedersi quanto durerà, ché questa è una domanda vietata in generale, che sia amore o sia opportunismo, in particolare quando si maneggiano convenienze rilevanti, i conti economici degli Stati Uniti d’America, per esempio. Il matrimonio celebrato la settimana scorsa è quello tra il presidente repubblicano Donald Trump e il leader dei democratici al Senato, l’indefesso Chuck Schumer. Mike Allen, il re dell’insider washingtoniano, sintetizza così l’evento: “Trump e Schumer sono amichevoli, ma non amici, dai tempi in cui erano a New York. Entrambi sono dei segugi, e condividono lo stesso gene del fare gli accordi. Questo matrimonio può durare per un po’”.

 

Schumer è compiaciuto, racconta ai giornalisti le sue comunicazioni dirette con Trump, “mi ha chiamato questa mattina presto – ha rivelato il senatore al New York Times – e mi ha detto: ‘This is great! Hai visto Fox News?’. Ho risposto che no, non la guardo, ma lui m’ha riferito: ‘Ti stanno elogiando!’, e ha aggiunto. ‘E le tue tv’, intendendo credo Msnbc e Cnn, ‘stanno elogiando me, that’s great!”. Sembrano tutti adolescenti contenti ed euforici, tranne i cornuti, naturalmente, i promessi sposi lasciati sull’altare dell’accordo fiscale dopo mesi di promesse, abboccamenti, pacche sulle spalle, inviti a cena: i repubblicani d’establishment. Ora, non è che le aspettative nei confronti di Trump fossero mai state alte all’interno del suo partito, ma siccome molti si giocano la carriera mentre cercano di interagire con la Casa Bianca, il tasso d’ironia è molto basso. I giornali si riempiono di commenti politologici: Trump non è mai stato un repubblicano. Trump ha un cuore democratico, o almeno newyorchese, che è un po’ la sintesi di tutto. E così una ragione per il tradimento s’è, in linea teorica, trovata: Trump è il primo vero presidente indipendente. Non consolante, diciamo. Anche se Schumer si sta prodigando per far digerire il matrimonio ai colleghi repubblicani: ha scoperto che loro vanno in palestra alla mattina (i democratici preferiscono il pomeriggio) e ha iniziato anche lui a presentarsi lì all’orario dei cornuti, guarda i programmi in tv, legge i giornali, chiacchiera con chi fa cyclette di fianco a lui. I repubblicani sfiancati si fanno consolare: che il grande dialogo bipartisan ci sia adesso e non ai tempi del grande comunicatore-avvicinatore-di-mondi Obama ha un che di straordinario, e conduce dritto a una delusione cocente: il Gop occupa la Casa Bianca, ha la maggioranza al Congresso, potrebbe fare tutto da solo e introdurre i cambiamenti vagheggiati da sempre, e invece no.

  

Il presidente ha, ancora una volta, rovinato la festa, ma non pare affatto pentito, né preoccupato: ora i repubblicani si lamentano – oh se si lamentano – ma appena vedranno quanto è popolare il mio accordo nei loro stati e nelle loro circoscrizioni, mi ringrazieranno. Anzi, farebbero pure bene a mostrare un po’ di riconoscenza e ad appoggiarmi, pensa Trump: dovrebbero aver capito che se non lo fanno loro, lo faranno i democratici.

 

I quali non è che abbiano assistito al matrimonio stando del tutto comodi: passano il tempo a chiedere di far rinchiudere Trump in un manicomio (magari russo, così vede da vicino i metodi del suo amico al Cremlino) e poi alla prima occasione fan patti con lui. Ma sono bravi a infilare ogni remora sotto il tappeto del “partito responsabile”, sperando così di potersi godere almeno la luna di miele. Assieme ai commenti di Steve Bannon, superconsigliere fuoriuscito dalla Casa Bianca, araldo degli intransigenti di destra, che definisce “idioti” tutti quei “geni” bushiani preoccupati della sicurezza e che denuncia l’establishment repubblicano: sta cercando di “annullare le elezioni del 2016”. I cornuti piangono, e temono che alla fine Trump, incapricciandosi della copertura positiva della stampa, li tradisca due volte: buona parte dell’elettorato repubblicano, si sa, sta comunque con il presidente. Ma anche Schumer deve stare all’erta: non c’è matrimonio che sopravviva all’eccesso di capricci, figurarsi quello di convenienza.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi