Questo è l'anno delle figlie

Paola Peduzzi

Rinasce anche Chelsea, affilatissima, pronta a vendicare il dolore di sua mamma

Mettiamo via le nostalgie per le prime donne presidenti che mai furono elette, per le mamme che volevano che tutte le bambine del mondo avessero un esempio al quale ispirarsi, per volare alto quando gli altri colpiscono in basso; mettiamo via le riflessioni sulle mogli vestite di bianco e così belle e così criticate, se stanno o se vanno non funziona comunque mai niente con loro. Questo è l’anno delle figlie, sono loro le padrone di casa, le animatrici, le strateghe: di Ivanka Trump sapete già tutto, ma c’è anche Chelsea Clinton, che di Ivanka era e forse è ancora amica – il legame è dettato dai mariti – e che in questa nuova stagione trumpiana così caotica ha trovato lo slancio necessario per ripartire – beata lei. Chelsea ha annunciato un nuovo tour per il suo book, che partirà il 4 aprile da New York: il libro in questione è stato pubblicato nel 2015, già allora Chelsea aveva fatto un giro di promozione, che era sembrato un antipasto clintoniano – family style – alla campagna elettorale imminente. Ora il tour per “It’s Your World: Get Informed, Get Inspired & Get Going” riparte, l’obiettivo è parlare ai giovani, anche giovanissimi (il target iniziale dei lettori era fissato a 10-14 anni, che pare un po’ piccino), per spingerli a “engage”, a mettersi in gioco, a informarsi, a reagire: ignorare quel che accade non si può più.

 

Mobilitarsi, questo è il tema che oggi attraversa il mondo liberal. I giornali sono pieni di analisi sul nuovo attivismo e le piazze che si riempiono (e si litigherà a morte sul numero dei partecipanti); per questa settimana sono previste molte manifestazioni all’interno dell’iniziativa superliberal “Resistance Recess”, organizzata da MoveOn. Sono coinvolte più di una decina di associazioni, da Planned Parenthood al superPac Priorities Usa, che era legato a Hillary Clinton e che ha lanciato il primo spot pubblicitario dalla sconfitta: poiché il Parlamento è in pausa, i deputati e i senatori organizzano incontri nelle loro circoscrizioni, ed è lì che i manifestanti andranno a fare resistenza, “a far sentire la loro voce”. Basta inserire il proprio codice postale sul sito e si viene indirizzati alla protesta geograficamente più comoda.

 

Chelsea ha in mente un altro genere di attivismo, ha una formazione diversa e tramutarsi tutto d’un colpo in una berniesandersiana risulterebbe bizzarro, ma domenica anche l’ex first daughter è scesa in piazza, portandosi per la prima volta dietro la figlia, l’inconsapevole Charlotte di due anni, nella manifestazione a New York “Today, I am a Muslim too”. Chelsea ha tuittato una foto della manifestazione – alla quale partecipava, tra le altre star, Susan Sarandon, la sandersiana che a Hillary quasi quasi preferiva Trump – in cui si vede un cartello con su una donna che porta come velo la bandiera americana, e per sottolineare che la nuova Amministrazione sta mettendo insieme mondi che prima faticavano a protestare assieme, Chelsea ha messo come hashtag #NoBanNoWallNoRaids. Twitter è per Chelsea lo strumento principe della sua nuova, politicissima offensiva: rituitta molte storie di donne, attacca le misure sulla ricerca, il clima e l’energia adottate dall’Amministrazione, denuncia tutti gli effetti collaterali del blocco all’immigrazione voluto da Trump. Poi ogni tanto va sul personale, e si vendica di tutto quel che è stato detto su sua madre, su suo padre, un pezzo di storia di famiglia che è stato sintetizzato con il termine “rapist” dai trumpiani, e certe cose non si possono dimenticare, non si possono perdonare.

 

Chelsea se la prende soprattutto con Kellyanne Conway, forse perché è donna e madre e quindi è agli occhi della figlia ancora più colpevole: “Sono molto sollevata dal fatto che nessuno sia stato colpito all’attacco al Louvre… o al (completamente falso) Bowling Green Massacre. Per favore, non inventatevi attacchi”, ha tuittato Chelsea il 3 febbraio, facendo riferimento a quel “massacro” che la Conway si era inventata in diretta tv (si era poi scusata dicendo che intendeva un altro massacro). Il tema le piace molto (non solo a lei) e così Chelsea è tornata alla carica dopo che Trump ha parlato di quel che “è accaduto venerdì sera in Svezia”, dove non era accaduto nulla. “Cosa è successo in Svezia venerdì sera? Hanno preso i colpevoli del Bowling Green Massacre?”. C’è chi parla di un “Rinascimento tuittarolo” di Chelsea, i conservatori ridacchiano già all’idea di un’altra Clinton da umiliare e sconfiggere, ma la figlia è figlia, vorrebbe aggiustare il dolore di sua mamma, e attaccando i trumpiani solo questo fa: difende la mamma ferita, si vendica un pochino per lei. E quando qualcuno esagera, dice troppo anche per il troppissimo che da sempre si dice su Hillary, Chelsea tuitta: questa è davvero la cosa più scema che abbia mai sentito, ma la più scema. Era: “Tua mamma mangia cuori di bambini e beve sangue pregando”. Hashtag #Satan. E le emoticon: due pizze, degli occhi che osservano, la bandiera americana.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi