Cosa fai con i traditori quando puoi vendicarti? Un traditore seriale come Corbyn lo sa

Paola Peduzzi

    Cosa fare con i traditori, una volta che hai la possibilità di vendicarti? Il leader del Labour britannico, Jeremy Corbyn, si trova nella posizione di poter fare quel che gli pare, un po’ perché è totalmente immune alle conseguenze di ogni sua decisione nel partito e in Parlamento, un po’ perché ha già trovato la risposta alle critiche: anche il vostro amato New Labour di stampo blairiano epurava i dissidenti – come sta scrivendo da giorni il giovane guru attivista corbyniano Owen Jones (l’arma è a doppio taglio, si sa: siete come il New Labour!, grida già qualcuno). La vendetta riguarda soprattutto il ministro degli Esteri ombra, quell’Hilary Benn al quale nessuno dava due lire e che, con un discorso straordinario alla Camera dei Comuni in favore dell’intervento militare in Siria contro lo Stato islamico, si è rivelato il più splendente rappresentante dell’interventismo liberal cui si ispirò Tony Blair. Per l’isolazionista anti occidentale Corbyn (vorrebbe riportare nel Labour George Galloway, l’amico dei dittatori, per dire), il tradimento è insostenibile: fin da subito, mentre ai Comuni applaudivano tutti, laburisti e conservatori, opportunisti e idealisti, lui è rimasto immobile, non un gesto, mascella serrata ma volto composto. Poi ha detto: non capisco come si faccia ad applaudire uno che vuole bombardare in Siria, è come applaudire a tutte le vittime civili che ci saranno. Poi si è occupato d’altro, mentre Hilary Benn, ringalluzzito da tanta insperata popolarità, si è messo a scrivere un saggio sulla politica estera di sinistra (lo presenta il 19 gennaio, alla Fabian Society), ha detto che quel che è accaduto con la campagna in Iraq contro Saddam Hussein non deve tenere incatenato il Labour al passato, “move on”, inventiamoci una strategia nuova, ed è diventato il leader di riferimento di quella parte del partito che non digerisce la presenza di Corbyn (i sondaggi non è che siano rassicuranti, e comunque scompaiono di fronte ai dati degli iscritti al Labour: come ha raccontato il Financial Times, in alcune circoscrizioni con rappresentati vicini a Corbyn, il partito va alla grande, nella circoscrizione di Diane Abbott, ex amante di Corbyn, in sei mesi gli iscritti sono quintuplicati). Insomma, Benn si è trasformato in un traditore che se ne approfitta, di quelli che poi è difficile far rientrare in casa, alla sera.
    Corbyn lavora al rimpasto del suo governo ombra, già ribattezzato il “revenge reshuffle”, il momento della vendetta contro i dissidenti del partito. L’epurazione si porta molto, e per quanto possa apparire ridicola soprattutto in un partito grande come il Labour è diventata prioritaria per buona parte dei consiglieri di Corbyn. Mentre lui era via, in vacanza a Malta, il suo capo della comunicazione Seumas Milne ha cominciato a far arrivare ai giornali la notizia della vendetta imminente: le inconciliabilità vanno sanate, non puoi avere un ministro degli Esteri così in disaccordo con la leadership, Benn non rappresenta nulla di questo Labour, tornasse nei banchi là dietro dei Comuni, e stesse anche un po’ zitto. Poi sono state tirate in mezzo le quote rosa, facilissime da piegare a seconda degli interessi: il guru Jones, innamorato del socialismo che si è appena fatto una vacanza in Spagna nel quartier generale di Podemos in occasione delle elezioni, ha lanciato il nome di una possibile alternativa a Benn, Emily Thornberry, che si è occupata per quasi tutta la sua vita di case e di scuola, ma è una donna, e non si può fare un governo di sinistra oggigiorno senza una signora in un ruolo prestigioso.

     

    Il piano sembra perfetto, ma fino all’ultimo Corbyn non ha detto come la pensa: essendo lui un traditore seriale, di donne (si dice), ma soprattutto delle idee del partito di appartenenza (ha sempre votato contro le proposte del Labour, ha vinto anche dei premi per questo), ha un’opinione chiara in proposito. E se la brutalità non gli manca, ha preso piede l’ipotesi di uno scambio di posti: Benn andrebbe al dicastero ombra dell’Interno, al posto di Andy Burnham, che si prenderebbe invece gli Esteri. Pare che a entrambi lo swap possa andare bene – meglio esserci, anche se c’è chi dice che il massimo sarebbe Benn all’Ambiente, tema su cui non ci sono ombre con il leader del Labour – e che anche Corbyn non sia mai stato del tutto contrario a questa opzione. Il leader del Labour potrebbe così iniziare a vendicarsi togliendo a Benn il suo giocattolo, senza dover sorbirsi polemiche sui metodi dittatoriali, paragoni con il New Labour, critiche sull’incapacità di gestire le differenze, sermoni sull’importanza di saper assorbire le dissidenze. Oppure può anche lasciarlo dov’è. Se sai come torturarlo, il traditore, mentre decidi il suo destino, puoi anche prenderti il lusso di lasciare aperta la porta della camera da letto.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi