I mille colori della Vestager, la commissaria europea che azzanna colossi e regala pupazzi fatti in casa

Paola Peduzzi
Parla sempre degli elefanti, Margrethe Vestager, perché “non portano rancore ma non dimenticano nulla”, perché “se li vuoi mangiare, non puoi farlo in un boccone solo, altrimenti soffochi”.

    Parla sempre degli elefanti, Margrethe Vestager, perché “non portano rancore ma non dimenticano nulla”, perché “se li vuoi mangiare, non puoi farlo in un boccone solo, altrimenti soffochi”, perché grazie al suo tocco esperto di donna di casa, che fa le torte e lavora a maglia divinamente, gli elefanti si trasformano in pupazzetti colorati di lana, regali perfetti che danno il senso della praticità della signora, e del ruolo dell’elefante. Vestager è la commissaria per la Concorrenza dell’Unione europea, è danese, è stata ministro dell’Interno, della Famiglia, dell’Economia nel suo paese, uno dei volti più popolari in Danimarca, con i suoi capelli corti e brizzolati, affascinante leader dei radicali, che da quando lei non c’è più soffrono parecchio. Nel mondo ora è conosciuta come il mastino che azzanna Google, Gazprom, Edf, Sky, la Disney e altre aziende legate all’entertainment, tutta Hollywood è in tensione. In realtà la commissaria è una liberale, la concorrenza va tutelata ma ci sono regole da rispettare, regole europee, e bisogna un po’ mettersi d’accordo, nessuno fa come gli pare, ma non c’è un intento punitivo, nemmeno nel mondo dell’innovazione che pure, deregolamentato com’è, è in allarme permanente: pare che l’arrivo della Vestager a Bruxelles abbia creato parecchi posti di lavoro nel mondo delle lobby.

     

    L’hanno definita l’Iron Lady della Danimarca e si sprecano i commenti di chi la definisce “di ghiaccio”, una così non può che essere una stronza, potere e occhi chiari, non c’è salvezza. Ma a vederla da lontano, tra pupazzetti e account Twitter, Vestager è soltanto una donna risoluta – avercene – che racconta quel che avviene dietro le quinte, nei viaggi – quello importantissimo a Washington a rassicurare gli americani terrorizzati – e nella vita brussellese che è cominciata in salita, per lei che ha tre figlie e una gran passione per la vita domestica, perché non trovava casa e a lungo non ha potuto cucinare. E’ tutto colorato il suo mondo, i pupazzetti, la sedia di design danese che ha nel suo studio (il brand danese sta andando forte, a New York la sede prescelta dai Murdoch a downtown è pensata da un architetto danese, per dire), assieme ad altre opere d’arte, che comprendono anche una statua con il dito medio della mano alzato: gliel’hanno regalata alcuni operai disoccupati quando, in Danimarca, lei aveva fatto una serie di riforme per snellire lo stato sociale, e se la porta dietro, per ricordare, per stupire anche, ché non te l’aspetti, in uno studio brussellese, un’irriverenza così.

     

    S’è sempre fatto un gran parlare della sua ex capa, la ex premier selfie-oriented Helle Thorning-Schmidt, biondissima e lanciatissima, ma la star della politica danese è la Vestager, è lei che ha ispirato la serie tv “Borgen”, è lei quella Birgitte Nyborg che impara l’arte del potere rifugiandosi in famiglia appena può. Quando hanno iniziato a girare la serie, ha raccontato la Vestager, mi hanno seguito per un po’, per vedere com’erano le mie giornate, e capire come funziona la vita di una che ha iniziato a fare politica a 25 anni e dice che “la politica serve a rinnovare la possibilità di fare libere scelte”. Quando sente che la definiscono “spietata”, la Vestager ride, “siamo sempre stati in governi di minoranza, e per sopravvivere devi saper ascoltare ma devi anche essere determinato, altrimenti non ottieni mai niente”. Non è essere spietati, è farsi valere quando di mezzo ci sono colossi e ideologie, quando fanno la corsa per metterti delle etichette, e tu hai solo voglia di sferruzzare un pupazzo colorato con la proboscide alzata, che porta fortuna, e pensi alle tre teenager che hai in casa, che non tengono il muso, ma come la mamma ricordano tutto.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi